Se il tema è la rappresentazione sociale del valore del corpo nell'arte, il problema del libro è la conciliazione tra prospettive disciplinari diverse: sociologia della conoscenza e storia dell'arte in primo luogo. Il corpo diventa allora il prodotto di paesaggi culturali in continuo cambiamento, espressione di stratificazioni di immagini nella nostra memoria. È a partire da qui che esso viene rappresentato, in epoche diverse, quale espressione di un'idea di liceità in divenire che legittima modelli di corpo diversi. Il corpo non è dunque semplicemente sacro o profano, antico o moderno, ma è, come scrive l'autrice, angelicato o eccezionale, quotidiano o deformato e, alla fine, scomparso.

Ma qual è l'immagine del rapporto tra corpo e pittura che da qui deriva? Se la rappresentabilità del corpo viene mutata dall'immagine del socialmente lecito, anche la pittura influenza la realtà.

Attraverso gli strumenti della comparazione e della consonanza tra ambiti disciplinari diversi, questo studio congiunge forme pittoriche inconciliabili secondo una visione tradizionale, tanto della sociologia quanto della storia dell'arte. Dietro le quinte della pittura, seguendo un particolare filo di Arianna e di Maddalena, si va a verificare quanto della vita sociale passa attraverso le rappresentazioni dell'arte, e in particolare del corpo nell'arte.

La seconda parte del libro tratta infatti delle figure di alcuni artisti che, con la loro maniera di rendere il corpo, hanno cambiato la visione del mondo propria del loro tempo.

Laura Verdi è docente di Sociologia della conoscenza nella Facoltà di Scienze Politiche e ricercatrice del Dipartimento di Sociologia dell'Università degli Studi di Padova. Si occupa soprattutto di Sociologia dei processi culturali, della conoscenza e dell'arte. Tra le sue pubblicazioni Il Piacere. Tra storia e società, (Angeli, 1991) e, in collaborazione, saggi compresi in Le grandi madri (Feltrinelli, 1989), L'emozione estetica (Il Poligrafo, 1993), Oltre i confini. Rappresentazioni simboliche di fine millennio (Flaccovio, 1996).