Lo studio si interroga sulle conseguenze indotte dai processi di ristrutturazione tecnologico-organizzativa su profilo materiale, mentalità, bisogni ed atteggiamenti dei lavoratori, a partire da un caso emblematico: la Zanussi-Electrolux di Susegana.

Si tratta di una unità produttiva di appartenenza multinazionale, passata, con una radicale trasformazione, da una struttura di rigida semi-automazione ad un sistema integrato di automazione ad alta flessibilità di mix.

Ne esce un quadro oltremodo problematico. Alla perentorietà delle modificazioni processuali ha corrisposto una più complessa ritrasformazione dei soggetti sociali.

Essi stanno come a cavallo di una dolorosa transizione. Mentre per molti continuano a pesare gravami lavorativi non molto dissimili da quelli propri dell'epoca tayloristica, per altri l'innovazione è più subita come rischio e fattore di insicurezza che come chance.

Su tutti incombe la condizione di minorità sancita sul piano sociale dalle sconfitte degli anni '80. Ad un diffuso senso di estraneità tende a sovrapporsi una vera e propria sindrome melanconica.

Essa testimonia l'angoscioso passaggio di fase economico-sociale e denuncia la palese crisi di identità che affligge, oggi, il lavoro produttivo neo-industriale.