La teoria dell'azione può essere vista come un particolare paradigma epistemologico centrato sull'intenzionalità, la progettualità e la relazionalità del soggetto. E se in questo particolare momento storico il soggetto appare "eroso" da ciò che nella sua autocomprensione viene definito come postmoderno o surmodernità, la teoria dell'azione sembra profilarsi pur sempre come un utile criterio conoscitiva per analizzare il pensiero di sociologi e pensatori di diversa estrazione.

La coincidenza, l'opposizione, la critica di Parsons, Habermas, Goffman nei confronti della teoria dell'azione permettono di mettere in luce risvolti teorici spesso assorbiti senza troppi approfondimenti. Inoltre, ed è qui che sta l'originalità del testo, l'analisi si allarga anche ad autori spesso citati, ma raramente approfonditi (Bateson, Garfinkel, Maffesoli), ad autori "dimenticati" troppo in fretta (Homans, MacIver) e a pensatori in apparenza distanti dal tema (Arendt).

Non mancano, tuttavia, inquadrature originali su alcuni classici (Schütz, Luhmann, Dahrendorf). Insomma, ciò che poteva sembrare compatto ed inopinabile viene qui filtrato secondo nuove e proficue prospettive. Non si tratta del declino della teoria dell'azione, ma delle sue declinazioni.

Sergio Belardinelli insegna Sociologia della conoscenza e Sociologia politica presso la Facoltà di scienze politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì. È autore di numerose pubblicazioni in riviste italiane ed estere. Tra i suoi volumi più recenti: Una sociologia senza qualità. Studi su N. Luhmann , Angeli, Milano 1993; Il progetto incompiuto. Agire comunicativo e complessità sociale , Angeli, Milano 1996; Il gioco delle parti. Identità delle funzioni della famiglia in una società complessa , Ave, Roma 1996.