Viene presentata una valutazione del rapporto carcere-territorio nel nostro Paese e sono evidenziati le vie e i mezzi affinché quel rapporto - oltre che esprimere una autentica solidarietà sociale - sia produttivo di un globale rinnovamento della società.
L'opportunità della recente approvazione della legge 663 del 10 ottobre 1986 e lo stimolo delle ancora incerte sue applicazioni hanno spinto a raccogliere esperienze e competenze diverse per una sorta di esame di coscienza civile, sollecitato da una legislazione di atto rilievo sociale e dai segni evidenti di una scarsa maturità comunitaria in riferimento all'universo carcerario ed alle sue connessioni.
I contributi di esperti qualificati (vogliamo ricordare fra gli altri Mario Gozzini, promotore della legge di riforma 663, il sac. Elvio Damoli, per 13 anni cappellano delle carceri di Poggioreale (Napoli) e Luigi Daga, direttore del Servizio studi e ricerche del Ministero di grazia e giustizia) sono rivolti in prima istanza a operatori sociali, responsabili delle amministrazioni locali e di gruppi di volontariato, ma si prefiggono di raggiungere un grande numero di istituzioni e di persone interessate ai problemi umani e sociali della giustizia. I nuovi orientamenti verso la partecipazione del territorio sono illustrati da Maurizio Creuso della Regione Veneto. Alberto Monticone ha inserito la problematico del carcere nel vivo dello scorrere della storia, mentre padre Adolfo Bachelet S.J. ha ribadito le ragioni di una solidarietà che nessuna azione per quanto nefanda può negare. Hanno collaborato inoltre G. Biondi, M. Del Caro, B. Frediani, A. e M. Lovati e F. Scalvini.
Di particolare interesse le esperienze di comunità terapeutiche che lavorano sul campo in misure alternative alla detenzione: Ceis di Lucca, Comunità dei giovani di Verona, Comunità Incontro di Roma, Villa Maraini di Roma e Gruppo Abele di Torino.