La guerra si propone di cancellare il pluralismo dell’esistenza individuale e col-lettiva, la differenza, l’alterità. La guerra, alimentata dalla razionalità utilitaria della modernità, rende gli individui perfettamente anonimi e, pertanto, esclusi-vamente funzionali ad una macchina di insensata distruzione. In una società evo-lutiva e inclusiva, ovvero basata sulla generazione di cittadinanze attive, il con-flitto è invece parte integrante nei processi di emancipazione. Si tratta però di restituire alla politica il suo ruolo di telos civile e sociale non con un generico richiamo alla partecipazione, bensì con la condivisione della necessità di un pensiero critico, l’unico che possa fondare comunità etiche basate sulla solida-rietà. Il conflitto si colloca in esse non come elemento dilacerante bensì come fat-tore generativo di appartenenze non esclusiviste.