LIBRI DI GIORGIO PIRINA

Le tecnologie digitali sono sempre più incapsulate in una molteplicità di sfere sociali, con una influenza significativa sul mondo del lavoro. In questo contributo, l’autore investiga il lavoro di piattaforma e l’indebolimento della società salariale nel contesto della City of Food bolognese. Infatti, è possibile delineare le continuità tra la precarietà delle condizioni lavorative di quest’ultima e il radicamento dell’economia di piattaforma. Ma Bologna è anche uno dei principali nodi principali per quanto riguarda i tentativi di regolazione su base municipale dell’economia di piattaforma: la "Carta dei diritti dei lavoratori digitali in ambito urbano" è stato il primo strumento normativo urbano in Europa a stabilire, sebbene senza una cogenza diretta, una base minima di diritti sociali per i lavoratori digitali. Oltre al dialogo con più approcci disciplinari (in particolare la letteratura su digital labor theory, capitalismo delle piattaforme e platform urbanism), l’autore adotta una metodologia qualitativa, espressa dal metodo delle interviste in profondità a testimoni altamente qualificati. Infine, l’autore introduce un nuovo concetto utile a catturare la tensione tra idee divergenti sulle piattaforme digitale sul loro governo: "digitarchia".

Giorgio Pirina

Connessioni globali

Una ricerca sul lavoro nel capitalismo delle piattaforme

Inserendosi nel recente dibattito critico sul capitalismo digitale, il volume prova a delineare i processi di degradazione e di intensificazione del lavoro nell’ambito del “capitalismo delle piattaforme” a partire da due casi di lavoro on-demand via app nello spazio urbano: il food delivery a Bologna e il ride-hailing a Lisbona.

cod. 1529.2.155

Marco Marrone, Gianmarco Peterlongo, Giorgio Pirina

La classe operaia va nel cyberspazio. Il capitalismo di piattaforma oltre i miti della digitalizzazione

ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE

Fascicolo: 1 / 2021

A partire da una rassegna della letteratura recentemente formatasi attorno al capitalismo di piattaforma, questo contributo prova a evidenziare la crescente diffusione dei "miti" della di-gitalizzazione. In particolare, verrà sottolineato come l’idea di una produzione dematerializzata, automatizzata, democratizzata ed ecologicamente sostenibile non solo manchi di cogliere la reale entità delle trasformazioni in atto, ma sia funzionale a consentire l’incremento dello sfruttamento del lavoro e della natura. Studi empirici mostrano come la realtà delle trasforma-zioni in atto sia quella di un’economia popolata da una varietà di contesti geografici, situazio-ni lavorative e modi di produzione differenti che vengono spesso oscurati dalle narrazioni diffuse dalle piattaforme digitali. Dunque, il ripensamento dei confini della digitalizzazione appare necessario non solo per disarticolare i suoi "miti", ma si trova anche alla base di un possibile rovesciamento dei suoi esiti.