LIBRI DI GIOVANNI LIOTTI

La ricerca ha estratto dal catalogo 44 titoli

Giuseppe Craparo, Francesca Ortu

Riscoprire Pierre Janet

Trauma, dissociazione e nuovi contesti per la psicoanalisi

Riscoprire Pierre Janet esplora l’eredità lasciata dallo psicologo, filosofo e psicoterapeuta francese (1859-1947), dalla relazione tra Janet e Freud all’influenza della sua teoria della dissociazione sulla psicotraumatologia contemporanea.

cod. 1422.47

Benedetto Farina,, Giovanni Liotti

Dimensione dissociativa e trauma dello sviluppo

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

Dissociazione in psicopatologia è un termine che indica sia la categoria diagnostica dei disturbi dissociativi, sia i sintomi dissociativi della coscienza, sia alcuni processi psicopatogenetici causati da esperienze traumatiche che interferiscono con l’integrazione delle funzioni psichiche. I processi patogenetici dissociativi generano sintomi dissociativi che a loro volta possono dominare alcuni quadri clinici come i disturbi dissociativi, oppure possono presentarsi, in misura variabile, in pressoché tutte le categorie diagnostiche del DSM-IV rappresentando un indice di gravità del quadro clinico. Tale diffusione, unita alle numerose osservazioni cliniche e alle crescenti conferme sperimentali, suggeriscono l’esistenza di una dimensione psicopatologica, legata alle esperienze traumatiche dello sviluppo, che compromette, con le manifestazioni dissociative, la prognosi di molti disturbi nei quali diffonde, e che richiede specifiche competenze per un trattamento appropriato.

Giovanni Liotti, Lucia Pancheri, Claudio Iannucci, Enrico Costantini, Rosario Esposito, Giuseppe Pollani, Erika Belfiore

L’aggressività distruttiva nella relazione interumana: una prospettiva evoluzionistica

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

La teoria evoluzionistica della motivazione contribuisce alla comprensione della distruttività nella relazione interumana, sulla base delle seguenti argomentazioni:
- esiste una forte tendenza, comparsa nel corso dell’evoluzione come strategia evoluzionisticamente stabile (SES), a inibire l’aggressività distruttiva negli scontri fra conspecifici;
- alcune condizioni ambientali definibili sociologicamente, e nell’uomo anche condizioni definibili psicologicamente perché legate a particolari contesti relazionali in cui avviene lo sviluppo della personalità, possono indebolire tale tendenza fino ad annullarne gli effetti;
-nell’indebolimento del meccanismo inibitore della violenza (MIV), come anche nel suo potenziamento, intervengono le motivazioni e le funzioni mentali superiori, tipicamente sviluppatesi nell’uomo come pennacchi evoluzionistici;
- l’indebolimento del MIV causa la comparsa delle due forme di distruttività che possono affliggere la relazione interumana, connesse rispettivamente al sistema di difesa per la sopravvivenza e al sistema predatorio;
- la conoscenza delle sequenze comportamentali ed emozionali caratteristiche dei due sistemi aiuta a riconoscere clinicamente le due forme di distruttività interumana nello studio della psicopatologia.

L’articolo si sofferma sulle notevoli somiglianze fra il concetto di sistema motivazionale interpersonale, formulato dalla psicologia cognitivo-evoluzionista, e quello di archetipo, formulato dalla psicologia analitica: entrambi rimandano a una strutturazione in unità funzionali distinte dell’attività mentale inconscia, diversa dall’inconscio personale, e che fonda la comunicazione fra persone e la comprensione basilare reciproca nell’essere in relazione con l’Altro fin dall’inizio della vita. La compatibilità di entrambi i concetti con la prospettiva dell’intersoggettività emergente nella psicoterapia contemporanea è una caratteristica di ambedue i modelli teorici.

Benedetto Farina, Giovanni Liotti

L’incontro con la teoria dell’attaccamento e la svolta relazionale della psicoterapia cognitiva

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

La natura cognitivista della teoria dell’attaccamento ha favorito l’integrazione dei suoi principi evolutivi ed evoluzionistici con quelli della psicoterapia cognitiva in Italia influenzandone profondamente la teoria generale e i metodi di cura e determinando lo sviluppo di un particolare orientamento per cui è stata proposta la denominazione di psicoterapia cognitivo-evoluzionista. La psicoterapia cognitivo-evoluzionista, come altri approcci psicoterapeutici di paradigma relazionale, è centrata sulla natura relazionale della mente e del suo sviluppo, sull’importanza delle dinamiche interpersonali di attaccamento per la comprensione della psicopatologia e il ruolo sovraordinato della relazione terapeutica nel trattamento dei disturbi emotivi.

Giovanni Liotti

Attaccamento, Sé e famiglia: tre sistemi interconnessi

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

L’articolo propone una scenografia concettuale il cui obiettivo è di consentire la connessione e l’integrazione tra le aree della conoscenza focalizzate sulla psicologia dell’individuo con quelle focalizzate sulla psicologia delle relazioni familiari. Tale impianto si fonda sull’utilizzazione di una comune metodologia di osservazione (l’ottica sistemica) e sull’utilizzazione di un comune riferimento paradigmatico (quello relazionale) ai diversi campi fenomenici della conoscenza psicologica (individuo e famiglia). L’importanza storica di tale articolo è da individuare nell’impulso dato all’utilizzazione delle riflessioni provenienti dalla teoria dell’attaccamento in ambito sistemico-familiare. Una simile operazione è favorita, e giustificata, dal fatto che in tale teoria del funzionamento psicologico individuale il comportamento di attaccamento è formalizzato in termini sistemici e che le regole di funzionamento del sistema dell’attaccamento sono inscritte nella relazione madre-bambino. Il limite di tale operazione si manifesta nei tentativi di integrazione tra psicologia individuale e psicologia delle dinamiche familiari fondati sulla declinazione di ciò che attiene ad una specifica condizione motivazionale (la vulnerabilità personale che sostiene l’attivazione dell’attaccamento) e che si esprime in uno specifico contesto interattivo (la relazione diadica fondata sulla dinamica attaccamento/accadimento) ad una trama relazionale squisitamente gruppale (la famiglia). Il successivo sviluppo del pensiero dell’Autore, orientato a definire una molteplicità di sistemi motivazionali (attaccamento, accudimento, agonismo, cooperazione, affiliazione), molteplicità motivazionale correlata ad una molteplicità di contesti interattivi in cui essi si sviluppano e in cui si esercitano (diadici, triadici, gruppali, socioculturali), offre una griglia teorica che risponde in modo maggiormente adeguato alla complessità dell’operazione tesa all’integrazione tra i dati della conoscenza relativi all’individuo con quelli relativi alle trame relazionali. In questo complesso quadro teorico, la centralità del riferimento al concetto di sistema motivazionale, inteso come tendenza innata del soggetto a relazionarsi con il mondo (fisico, interpersonale, socioculturale) consente all’Autore di accogliere i dati di conoscenza propri dell’ambito della biologia evoluzionista ed evolutiva, delineando in tal modo una teoria sull’essere umano di natura squisitamente biopsicosociale. Affermare l’indissolubile combinazione, tanto nella costruzione quanto nel mantenimento della mente, tra la natura irriducibilmente biopsicosociale di essa e l’intrinseca dimensione relazionale di quella natura, permette all’Autore di considerare i diversi contesti di intervento terapeutici (individuali, gruppali, familiari, comunitari) come strumenti di cura la cui diversità attiene semplicemente all’attivazione e all’esercizio dei diversi contesti relazionali di cui si nutre, e in cui si esprime, la mente. In quest’ottica l’organizzazione di senso terapeutico di quegli strumenti, compresa la loro eventuale combinazione (terapie integrate), può essere compiutamente definita solo grazie ad un processo negoziale tra terapeuta e paziente, all’interno della specifica e sempre singolare relazione tra essi.

Mauricio Cortina, Giovanni Liotti

L’origine collaborativa e intersoggettiva della coscienza: un approccio evoluzionista ed evolutivo

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

Da un punto di vista evoluzionistico la coscienza sorge nei primati come funzione della complessità sociale. Negli umani, lo sviluppo delle capacità concettuali e intersoggettive produce diverse forme di coscienza. Le capacità intersoggettive permettono agli umani di leggere le intenzioni, le emozioni e i desideri dell’altro (teoria della mente). Tali capacità si sono dimostrate uno strumento necessario nel facilitare un nuovo tipo di collaborazione fondato sull’uguaglianza, una struttura sociale dimostrata nei gruppi nomadi di cacciatori-raccoglitori del Paleolitico superiore. Questo nuovo livello di collaborazione e di comunicazione produsse una forma più estesa di coscienza e di consapevolezza. Da un punto di vista evolutivo la relazione tra intersoggettività e coscienza negli esseri umani presenta tre livelli. Una forma primaria di comunicazione intersog gettiva si sviluppa durante il primo anno di vita ed è implicita, automatica, centrata sul qui-e-ora e sulle interazioni duali. Questa forma di intersoggettività è accompagnata da una coscienza di tipo nucleare, non accessibile facilmente alla valutazione cosciente. Durante il secondo anno di vita forme secondarie di intersoggettività estendono la coscienza e passano dall’immediatezza delle interazioni duali alla comprensione di intenzioni e scopi e all’esplorazione del mondo compartecipata con i caregiver. Una caratteristica importante delle forme secondarie di intersoggettività è l’accesso alla coscienza sotto forma di simboli preverbali. Questo tipo di coscienza è probabilmente presente nella maggior parte dei primati, particolarmente nelle scimmie antropomorfe. Un ulteriore passo avanti avviene nel momento in cui la comunicazione soggettiva si avvale di significati e concetti già presenti, che vengono nominati e articolati nel linguaggio. Il passaggio al linguaggio permette alla nostra specie di concepire contemporaneamente passato, presente e futuro (memoria autobiografica) creando le condizioni per l’autoriflessione, la forma di coscienza esclusivamente umana.

Mauricio Cortina, Giovanni Liotti

Costruzioni sulla teoria dell’attaccamento Verso un modello multi-motivazionale della natura umana

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

La teoria dell’attaccamento non solo fa luce sulle questioni dello sviluppo e sui fenomeni clinici, quali la formazione dei legami di attaccamento, l’angoscia di separazione e la perdita, da una nuova prospettiva, ma consente anche la nascita di un programma di ricerca che ha confermato le premesse fondamentali della teoria ed arricchito ed ampliato la teoria con nuove scoperte empiriche. Questo saggio è organizzato in quattro parti, delle quali la terza e la quarta sarà pubblicata nel prossimo numero (24/2007). Nella prima parte gli autori passano in rassegna la struttura di base della teoria dell’attaccamento e la confrontano con gli altri sistemi motivazionali. Nella seconda parte propongono un sistema multi-motivazionale della natura umana in prospettiva evoluzionistica. Per arrivare a sviluppare una visione globale della motivazione umana, lo scrit to risponde a due domande chiave: 1) Quali le caratteristiche della nostra specie che la rendono unica? 2) In che modo queste proprietà emergenti modificano i sistemi motivazionali di base che ci uniscono ad altri mammiferi e ai primati?

Giovanni Liotti

La psicoanalisi contemporanea e il problema della motivazione

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

L’autore afferma che la teoria pulsionale freudiana ha svolto un ruolo fondamentale nella cultura occidentale del XX secolo, offrendo una interpretazione plausibile della motivazione umana. Secondo l’autore la marginalizzazione della psicoanalisi, verificatasi negli ultimi decenni del XX secolo, non dipende da una crisi della teoria dell’inconscio, quanto piuttosto da una crisi della teoria pulsionale, intesa come teoria esplicativa delle motivazioni che sono a monte dell’agire umano. Le teorie motivazionali che si sono andate affermando da circa tre decenni in altri ambiti teorici (cognitivismo, neuroscienze, attaccamento) pongono, all’interno di una cornice evoluzionistica e neurobiologica, le dinamiche relazionali, e non la scarica pulsionale, come elementi centrali della motivazione. Questo ha fatto sì che la psicoanalisi abbia perso, agli occhi degli psicoterapeuti che cercano di comprendere i motivi di agire dei loro pazienti, il ruolo di principale punto di riferimento.

Vittorio Filippo Guidano, Giovanni Liotti

La conoscenza umana. Attaccamento, emozioni e sviluppo dell’identità personale

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2018

Gli Autori offrono una rassegna della teoria dell’attaccamento come paradigma integrativo capace di descrivere lo sviluppo umano e di fornire una visione organizzata di tutti i fattori che intervengono nell’evoluzione dell’autoconoscenza. Descrivono quindi lo sviluppo delle emozioni e la progressiva formazione dell’identità personale nei diversi stadi di maturazione.

Giovanni Liotti

Intervento

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 4 / 2018

Giovanni Liotti, Roberto Lorenzini

Note sul narcisismo. nella prospettiva cognitivo-evoluzionista

QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA

Fascicolo: 42 / 2018

Harry Stack Sullivan fu tra i primi psichiatri a riflettere creativamente sull’universalità, nella specie umana, della tendenza al narcisismo, che considerò la madre di tutte le altre illusioni. Una tendenza ad agire e pensare come se, in fondo, la propria personale realtà (non quella altrui) non fosse toccata dalla morte, da molteplici vulnerabilità, dalla fallibilità e dall’assenza di amore. La tesi di Sullivan sulla universalità di una sorta di illusione narcisistica influenzò, probabilmente, altri Autori, fra cui primariamente Heinz Kohut, nella loro riflessione sull’esistenza di un narcisismo sano come ingrediente indispensabile per un positivo sviluppo della personalità. A partire dal ricordo delle idee di Sullivan, ci siamo posti alcune domande all’interno di una cornice intellettuale cognitiva ed evoluzionista: Qual è la differenza tra narcisismo sano e patologico? Cosa può indirizzare in senso patologico l’illusione narcisistica? Quali processi evoluzionistici conducono all’illusione narcisistica? Cosa hanno in comune le diversissime forme cliniche che può assumere il narcisismo patologico? Che implicazioni ha tutto ciò per la terapia? Questo articolo si sofferma sulle risposte che, in una chiave cognitivista ed evoluzionista, abbiamo tentato di dare a tali domande.

Benedetto Farina, Giovanni Liotti

La svolta relazionale in psicoterapia cognitiva: origini e prospettive della psicoterapia cognitivo-evoluzionista

QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA

Fascicolo: 42 / 2018

In questo articolo viene illustrata la nascita e lo sviluppo di un indirizzo della psicoterapia cognitiva che Giovanni Liotti ha chiamato "evoluzionista" poiché basato sui principi della psicologia e dell’epistemologia evoluzionista. Questo indirizzo della psicoterapia cognitiva è stato generato dall’incontro con la teoria dell’attaccamento e ha determinato nel cognitivismo clinico una "svolta relazionale" a diversi livelli. Da un parte ha dotato la psicoterapia cognitiva di una teoria dello sviluppo normale e patologico favorendo l’individuazione del rapporto tra la disorganizzazione dell’attaccamento precoce e lo sviluppo successivo di una dimensione psicopatologica causata dalla perdita di integrazione delle funzioni mentali superiori. Dall’altra ha promosso lo studio delle motivazioni sociali innate e del loro ruolo nella regolazione della relazione e dell’alleanza terapeutica. Questi elementi si integrano nella terapia dei disturbi correlati a traumi dello sviluppo alla quale la psicoterapia cognitiva evoluzionista ha dato un contributo significativo.

Paolo Migone, Giovanni Liotti

Nota introduttiva di Paolo Migone. Psicoanalisi e psicologia cognitivo-evoluzionista: un tentativo di integrazione

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 2 / 2018

Si può dire che l’abbandono della teoria del trauma da parte di Freud nel 1897 sia stato esso stesso un trauma, che lo portò a reagire dando importanza al ruolo delle pulsioni. In un certo senso, nella psicoanalisi vi è stato un secondo trauma, che potremmo chiamare "abbandono della teoria delle pulsioni": gli esseri umani mirano non tanto a scaricare pulsioni quanto a ricercare rapporti interpersonali, dare significati e assimilare nuovi schemi. La sfida oggi è quella di operare una revisione della teoria psicoanalitica della motivazione utilizzando i dati che provengono dalla scienza cognitiva, l’etologia, l’infant research e la ricerca in psicoterapia. Tra i vari modelli oggi presenti in psicoanalisi, viene discussa la Control-Mastery Theory formulata da Weiss e Sampson alla luce della epistemologia cognitivo-evoluzionista, e precisamente utilizzando il classico libro del 1960 Piani e struttura del comportamento di Miller, Galanter & Pribram, la teoria neurobiologica di Edelman e la teoria dell’attaccamento di Bowlby.

Maurizio Andolfi

Le parole dei Maestri

Per riscoprire la lezione dei grandi della terapia familiare

Questo volume intende riportare il lettore alla fonte e alle origini della terapia familiare.

cod. 1249.1.29

Giovanni Liotti

Percorrendo ponti

PSICOBIETTIVO

Fascicolo: 3 / 2016

L’Introduzione al libro sull’attaccamento curato da Luigi Onnis nel 2010, che siamo invitati a commentare in questo numero di Psicobiettivo, illustra una delle più preziose qualità umane e scientifiche che ci hanno reso cara la persona del curatore: la capacità di porre a confronto fra loro, con efficacia pari al rispetto per le diverse opinioni, le prospettive teoriche e pratiche che compongono il variegato territorio della psicoterapia. In questo contributo ho tentato di mettere in rilievo non solo l’ampiezza dei temi, tutti correlabili alla teoria dell’attaccamento e però diversamente trattati dalle varie scuole di psicoterapia, che Luigi Onnis seppe padroneggiare nel suo sforzo di "gettare ponti" fra loro, ma anche il suo inimitabile stile nell’effettuare confronti fra diverse prospettive teorico-cliniche.

Mauricio Cortina, Giovanni Liotti

Una concezione evoluzionistica della motivazione: implicazioni per il dialogo clinico

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 1 / 2014

Viene proposta una tassonomia di sistemi motivazionali di base (rettiliano, mammifero e neo-mammifero) emersi in diverse fasi nel corso di milioni di anni. Queste fasi non si sono sostituite le une alle altre, ma si sono riorganizzate nel cervello a diversi livelli gerarchici. Viene argomentato che (1) l’uomo è una specie ultra-cooperativa e che (2) un alto livello di cooperazione imprime una forte pressione selettiva per lo sviluppo di sofisticate forme di comunicazione intersoggettiva. Questi due sviluppi hanno avuto effetti a cascata sull’evoluzione, creando sia le condizioni per cui gli esseri umani sono diventati capaci di comprendere le intenzioni, i comportamenti, le emozioni e quindi la mente altrui, sia l’emergere del linguaggio e di modalità simboliche di evoluzione culturale. Vengono descritti i passaggi che portarono a questa strategia di sopravvivenza ultra-cooperativa e i loro meccanismi genetici, con particolare attenzione a un modello selettivo a più livelli, e vengono discusse le implicazioni per la psicoterapia e la psicoanalisi.