Philip Cooke (Passato, presente e futuro della storiografia sulla Resistenza italiana) fa il punto sulla ricerca scientifica sulla Resistenza e ne individua possibili future direzioni a partire dal fulcro interpretativo del volume di Claudio Pavone, Una guerra civile: le "tre guerre". Se gli studi sulla guerra di liberazione, da sempre privilegiati dalla storiografia, si sono arricchiti del filone di ricerca sui massacri, che ha permesso una diversa comprensione del 1943- 1945 formulando il concetto di "guerra ai civili", occorrerebbe invece approfondire il tema della "guerra civile" e della "guerra di classe", sinora trascurate, avviando ricerche sulle percezioni e le condizioni dei soggetti non direttamente coinvolti dalla guerra civile per fornire un quadro più dettagliato della storia sociale dell’Italia nel conflitto. Inoltre, l’estensione della cronologia del periodo resistenziale oltre il 25 aprile, fatta propria dagli studi sulla violenza postbellica e sulla memoria, dovrebbe sollecitare lavori che ricostruiscano il lascito della Resistenza anche a livello internazionale.
Luca Baldissara (Ripensando la storia della Resistenza) ripercorre gli studi sul 1943-1945 e ne individua fasi e rilevanze, segnate dal nesso tra dimensione storiografica e civile: il periodo 1945-1975, caratterizzato da ricerche sostenute dalla domanda su quanto dei programmi e delle aspirazioni del Quarantacinque si fosse tradotto in realtà nel dopoguerra; i vent’anni successivi, in cui la Resistenza pare sul punto di essere riconosciuta come l’esperienza di riferimento per il paese e si sviluppa un’intensa attività di ricerca e ampliamento del campo di studi. In prossimità del Cinquantesimo, se con la "seconda repubblica" si assiste a una revisione del discorso pubblico sulla Resistenza, fondata sul "paradigma vittimario" e su una memoria dell’antifascismo in termini di antitotalitarismo postcomunista, nuovi lavori allargano invece la prospettiva di indagine dai combattenti ai civili, individuando una specifica forma di controguerriglia e di governo del territorio dell’occupante, la "guerra ai civili", che modifica il tradizionale contesto della resistenza partigiana. L’autore indica per il futuro la necessità di sviluppare, tra gli altri, tre indirizzi di ricerca: sui percorsi di esperienza che nei mesi e negli anni precedenti al 1943 portano i singoli alla decisione di combattere; sulla conduzione della guerra che incuba nella popolazione un’estesa "resistenza alla guerra"; sulle zone rimaste in ombra della guerra partigiana.