La dimensione immaginativa ha una funzione fondamentale per la necessità che ha la mente umana di raffigurarsi il mondo esterno. Molti autori sostengono che uno dei compiti principali delle funzioni mentali è quello di creare le "immagini" del mondo, giungendo fino ai più elevati gradi di astrazione. Per fare questo è stato necessario, nel processo evolutivo, che si producesse accidentalmente un salto "qualitativo" che R. Thom chiama astrazione primordiale, che consiste nella capacità della mente di distanziarsi dalle percezioni sensoriali e di raffigurarsi im-maginativamente la realtà esterna. La raffigurabilità psichica è dunque una fun-zione mentale di base attiva massimamente nei fenomeni onirici, il sogno, e nelle visioni che spesso si producono ad esempio nello stato di trance ipnotica. Essa inoltre viene massimamente utilizzata nei processi mentali creativi sia nel campo artistico che in ambito scientifico. Nella pratica psicoterapica utilizziamo spesso immagini o, in maniera più sofisticate, metafore per descrivere la realtà sia interna che esterna del paziente e induciamo a scopo terapeutico stati mentali regressivi: lo stato regressivo è inteso come una dimensione neuropsicologica della mente che facilita lo sviluppo dei fenomeni allucinatori e ideativi che sono alla base della capacità immaginativa dell’essere umano. Un fenomeno interessante in psicoterapia è che il terapeuta e il paziente possono condividere la via regressiva, grazie alla speciale relazione duale che si stabilisce: il rapport in ipnoterapia e il lavoro in doppio in psicoanalisi. Condividere non solo uno "stato mentale" ma anche quello che si produce in termini di raffigurabilità, come nel caso clinico che nell’articolo viene descritto.