@article{56942, year={2016}, issn={1972-5582}, journal={RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA}, number={2}, volume={CXL}, doi={10.3280/RSF2016-002004}, title={Il gioco vale la candela? Riconsiderare l’uso degli antipsicotici alla luce delle evidenze sugli esiti derivanti dal loro utilizzo a lungo termine}, abstract={L’efficacia a breve termine degli antipsicotici è dimostrata e condivisa, mentre i benefici a medio e lungo termine sono stati costantemente messi in discussione, fin dagli anni ’60. Gli studi più recenti, che confrontano campioni di pazienti in trattamento continuativo con campioni di pazienti che riducono o sospendono gli antipsicotici, consentono di affermare che le strategie di riduzione/ sospensione assicurano tassi di guarigione a lungo termine decisamente più elevati. La guarigione coincide con il recupero di livelli elevati di funzionamento sociale. Si sono, inoltre, moltiplicate le evidenze relative a rischi specifici, nei trattamenti con antipsicotici: in particolare, il declino cognitivo e la mortalità. Anche per gli antidepressivi sono emerse evidenze altrettanto preoccupanti, sugli effetti a medio e lungo termine. Queste evidenze, che sono poco conosciute tra i professionisti della salute mentale italiana, spingono verso un ridimensionamento del ruolo degli psicofarmaci, che sono diventati la prima - e spesso l’unica - proposta terapeutica, sia nella fase di esordio che in quelle successive. Le altre proposte terapeutiche (o riabilitative) hanno assunto un ruolo decisamente secondario, od ancillare, e vengono offerte prevalentemente a posteriori. Il rilancio degli interventi non farmacologici, che ruotano sull’asse della comprensibilità delle esperienze psicotiche (e depressive) e su quella delle condivisione delle scelte ("nothing about us without us"), è sollecitato fortemente da coloro che hanno superato l’esperienza psicotica e svolgono, attivamente, il loro ruolo di "esperti per esperienza". I movimenti che li rappresentano, che sollecitano l’offerta di proposte psicoterapeutiche, non ci chiedono di rinunciare agli psicofarmaci, ma di usarli meno: meno spesso, per meno tempo, a dosi minori, con meno certezze.} url={http://www.francoangeli.it/Riviste/Scheda_rivista.aspx?idArticolo=56942}, author={Giuseppe Tibaldi} pages={43-63}, language={IT}}