Fare, muoversi, agitarsi, guadagnare, costruire, produrre, riguadagnare, spendere, accumulare, investire, unirsi, lasciarsi e poi? Verso qual fine? Perché? A quale scopo? Che senso ha tanto affannarsi?

Le cose, anche le più preziose, per le quali lottiamo più strenuamente, se manca loro lo spirito risultano morte. Insensate. Ma il problema non è dare un senso alle cose. Cioè un senso qualsiasi, un senso purchessia. Ma un senso autentico. Vero. Perché capace di costruire, non di demolire. Un senso forte, dalle fondamenta profonde. Un senso stabile, sul quale edificare un'intera esistenza. Persone capaci di dare un significato forte alla propria vita ce ne sono. E tante. Non hanno il rilievo pubblico che meriterebbero, ma forse è meglio così. Perché così loro desiderano: la notorietà è quasi sempre di per sé insensata. Ma di persone interiormente forti ne esistono eccome. Nei casi migliori, sono capaci di trasformare il mondo attorno a loro.

Un XXI secolo insensato? Finché certi tipi sono in circolazione, è da escludere.

Umberto Folena (Firenze, 1956) dal 1985 è inviato speciale del quotidiano Avvenire , per il quale si occupa prevalentemente di informazione religiosa, società, cultura e spettacoli. Portano inoltre la sua firma diversi editoriali, perlopiù di costume, in prima pagina. Tra i principali servizi, alcuni viaggi all'estero del Papa, le Olimpiadi di Barcellona e inchieste sul mondo cattolico italiano. Dal 1977 al 1981 è stato al Centro nazionale dell'Azione cattolica italiana, prima come segretario del Movimento studenti, poi come vicepresidente nazionale per il Settore giovani. Attualmente è, inoltre, consulente della Cei (Conferenza episcopale italiana) per la promozione del sostegno economico alla Chiesa.