All'apatia e al rifiuto di ragazzi verso le nostre istituzioni scolastiche e verso la cultura che cercano di comunicare, è inevitabile rispondere con l'imposizione di qualcosa che sia nello stesso tempo "importante" e noioso oppure con la fuga in proposte alternative alla conoscenza? E' proprio inevitabile cioè scegliere tra la rivalutazione della -serietà. degli studi e la riconferma del principio dell'apprendimento motivato? E' proprio impossibile tener conto in modo corretto. di entrambe le esigenze?

Se valgono per tutta la popolazione scolastica, questi interrogativi acquistano ulteriori significati qualora vengano posti in relazione con coloro che provengono dai ceti più emarginati: fino a che punto la loro noia e apatia di fronte alla comunicazione scolastica va rispettata come un dato di fatto di cui si possono individuare cause e responsabilità che la professionalità del singolo insegnante non può affrontare e rimuovere? Fino a che punto si deve rispondere negando nella loro globalità alcune finalità istituzionali della nostra scuola, come quella di fornire conoscenze ed abilità? Fino a che punto invece l'intera materia del rapporto tra obiettivi di politica culturale critici e alternativi a quelli dominanti, utenti scolastici di classe subalterna e significato della conoscenza o del "lavoro cognitivo" non va pazientemente ristrutturata?

Questo libro illustra un tentativo di rispondere a questi interrogativi con il recupero di alcuni studi anglosassoni sulla cosiddetta motivazione intrinseca e con una peculiare inchiesta condotta con il metodo dell'osservazione sistematica e particolareggiata del comportamento in situazione "naturale". Esso quindi si propone anche come contributo all'attuale discussione sulla valutazione nella scuola dell'obbligo, discussione in cui l'espressione osservazione sistematica ricorre frequentemente dato il preciso riferimento ad essa delle <

Il fatto inoltre che la ricerca sia condotta da un gruppo di studenti formatosi nell'ambito di un corso universitario di pedagogia, permette di proporla anche come un'esperienza di didattica universitaria, di cui si cerca di illustrare nel modo più esauriente non solo gli aspetti positivi ma anche le difficoltà

di realizzazione.