Intervento pubblico e incentivo alla ricerca

Titolo Rivista ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO
Autori/Curatori Giuseppe Clerico
Anno di pubblicazione 2003 Fascicolo 2002/3
Lingua Italiano Numero pagine 38 P. Dimensione file 132 KB
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L’informazione è alla base dell’attività di ricerca. L’innovazione comporta la ricerca di nuove informazioni partendo dalle informazioni disponibili. L’informazione, in quanto diffusa, diventa un bene pubblico, ma la ricerca dell’informazione comporta un costo. Un soggetto razionale è propenso a sostenere il costo della ricerca solo se il flusso atteso dei benefici supera il costo della ricerca. Il brevetto è un’istituzione pubblica che incentiva le imprese a sostenere il costo della ricerca garantendo, per un dato tempo, una rendita monopolistica derivante dal diritto del titolare di sfruttare in modo esclusivo il risultato della ricerca. Il diritto esclusivo di uso comporta, però, un prezzo superiore al costo marginale e, quindi, una riduzione del surplus del consumatore. Inoltre, il brevetto può costituire un freno al processo di ricerca soprattutto in presenza di un’innovazione di tipo sequenziale, cumulativa e complementare. La ricerca giuridico economica suggerisce diversi modi attraverso i quali attenuare gli effetti deleteri del brevetto senza, però, disincentivare lo stimolo all’innovazione. L’analisi concentra l’attenzione su tre possibili modi di perseguire lo scopo: l’uso di un premio pubblico da erogare all’innovatore; l’attenuazione del diritto d’uso esclusivo del brevetto con possibile prolungamento della durata del brevetto; e l’obbligo del titolare del brevetto di procedere ad un’asta per la concessione della licenza d’uso del brevetto stesso. Con l’erogazione di un premio pubblico in sostituzione del brevetto l’informazione diventa un bene pubblico che può essere liberamente utilizzato da tutti coloro che pensano di trarre dallo sfruttamento dell’innovazione un beneficio netto positivo. La competizione sul mercato tende a crescere, i prezzi diminuiscono senza che sia significativamente diminuito l’incentivo all’innovazione. Questo sistema di incentivazione per la ricerca si scontra con almeno due problemi connessi all’asimmetria informativa dello Stato e alla e difficoltà di scelta in condizioni di incertezza. Lo Stato, infatti, non conosce l’effettivo costo privato della ricerca e fronteggia delle difficoltà a determinare il valore del premio. Il rischio è che il premio erogato risulti inferiore al beneficio sociale effettivo con evidenti effetti negativi sull’incentivo alla ricerca. Il secondo modo di attenuazione degli effetti negativi del brevetto di fatto comporta una variazione della durata del brevetto al fine di tenere conto di due fattori: l’impatto che le variabili finanziarie (tasso di interesse e tasso di rendimento) hanno sulla durata; l’impatto connesso all’attenuazione dell’esclusività d’uso del brevetto. In sostanza, dall’analisi emerge che mutamenti nel corso del tempo delle variabili finanziarie richiedono un mutamento della durata del brevetto. Ad esempio, per un dato tasso di rendimento, un più basso tasso di interesse comporta una riduzione della durata del brevetto in quanto cresce il valore scontato del flusso futuro dei benefici netti. L’attenuazione del diritto di proprietà intrinseco al brevetto consente una riduzione della rendita monopolistica che può essere compensata con un adeguato prolungamento della durata. La possibilità di ledere il diritto di proprietà, accompagnata da un possibile risarcimento a favore della vittima (ossia il titolare del brevetto) della lesione, favorisce la competizione e riduce la rendita monopolistica senza peraltro disincentivare, in modo rilevante, l’incentivo alla ricerca. Un risultato analogo può sostanzialmente essere perseguito obbligando il titolare del brevetto a mettere all’asta il diritto d’uso dell’innovazione. La competizione cresce, i prezzi tendono a diminuire in un contesto in cui la riduzione della rendita connessa al brevetto è compensata dal ricavato dall’asta competitiva sul diritto d’uso. I possibili strumenti pubblici con i quali incentivare la ricerca presentano dei benefici e dei costi. La ricerca teorica al momento non sembra in grado di suggerire in modo inequivocabile l’istituzione più idonea a massimizzare il benessere sociale. Solo mutamenti di politica economica in merito alla ricerca possono favorire un’analisi comparata degli effetti connessi ai possibili strumenti con cui rafforzare l’incentivo alla ricerca, senza necessariamente accrescere la rendita monopolistica dell’innovatore.;

Giuseppe Clerico, Intervento pubblico e incentivo alla ricerca in "ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO " 3/2002, pp , DOI: