Questa indagine, a carattere interdisciplinare, affronta uno dei problemi più ardui ed ancora irrisolti della realtà sociale italiana, quello della lunga catena di delitti e vendette interfamiliari che coinvolgono da vari decenni alcune aree legate ad una cultura tradizionale. Il sistema delle faide resiste anche all'impatto della modernizzazione ed anzi ne utilizza sagacemente alcuni aspetti innovativi, sicché le forme di conflitto preesistenti trovano nuove modalità di esplicitazione: sequestri di persona, offese e danni incrociati, accuse infondate. Il tutto ha luogo al di là della giustizia di Stato ed anzi avvalendosene per obiettivi legati all'ostilità tra famiglie. Il caso di Orune, ancor più di quelli di Orgosolo e Mamoiada, offre concrete possibilità di verifica del cosiddetto codice barbaricino, del modello della balentia maschile, del "matriarcato" comunitario, del sistema economico pastorale, dell'azione della Chiesa cattolica e dei partiti in un contesto di violenza. Ma i dati della ricerca, condotta attraverso un'ampia ed articolata serie di interviste, presentano anche i primi indizi di una tendenza al cambiamento rilevabile fra le nuove generazioni, promotrici di esperienze tendenzialmente alternative al modello conflittuale.