Sistematicità, rigore progettuale e alta specializzazione sono gli elementi caratterizzanti la progettazione dell'Industrial design in Giappone. Questo volume raccoglie alcuni contributi che, di questo approccio, mettono in luce aspetti non marginali. Innanzitutto la presentazione della traduzione italiana di due testi di Sennosuke Shimizu della Tokyo Zokey University sull'insegnamento dell'Industrial design e sulla gestione dell'attività del design.

Ad essi seguono due saggi critici il cui intento è quello di fornire una chiave di lettura dell'esperienza di Shimizu, ampliando la riflessione su tematiche contigue.

Il primo (Migliore, Piccinno, Servetto) indaga i significati, la funzione e i linguaggi del progetto per l'industria in Giappone. Gli autori tracciano un percorso che parte dall'influenza americana ed europea per giungere, in tempi più prossimi, ad identificare un insieme di elementi nel quale si mescolano matrici orientali ed occidentali in un intreccio difficilmente interpretabile e molto avanzato dal punto di vista tecnologico.

Il secondo saggio (Bettinelli) inquadra e confronta il ruolo del progettista all'interno del sistema produzione - bisogno - informazione. Alla convinzione di Shimizu, di evidente derivazione bahausiana, della necessità di credere ancora nell'«oggetto giusto» e considerare il proprio come «attività quotidiana» socialmente responsabile, Bettinelli contrappone una riflessione su «quale progetto per quale qualità».

Lodovico Migliore (Torino, 1957), Giovanna Piccinno (Milano, 1959) e Margherita Servetto (Torino, 1957), cultori della materia in Disegno industriale, svolgono ricerca e didattica presso la facoltà di architettura del Politecnico di Milano dove, in particolare, organizzano e conducono le attività dei Laboratori di progettazione. U condivisione dell'atteggiamento di ricerca, maturato dall'esperienza universitaria, li ha portati inoltre ad associarsi nello studio Architettonica dove si occupano di design, grafica e progetti di immagine.