Le regioni italiane sono tutte in trasformazione. I cambiamenti variano però da regione a regione. Qui si descrive il caso dell'Abruzzo che ha cambiato quasi completamente volto e ormai da di se un'altra immagine. Non è più terra di pastori; qualche gregge c'è ancora, ma non c'è transumanza. Al posto dei tratturi ci sono le autostrade: L'agricoltura è diventata attività di complemento. Sono spuntate un po' dovunque le microspie famigliari in sostituzione delle aziende rurali. La montagna e la collina si sono però spopolate, i piccoli centri urbani si sono gonfiati, la zona litoranea si è appesantita di cemento armato ed ingolfata di traffico. Il reddito è cresciuto e con esse la qualità della vita. Non c'è rimpianto per la povertà del passato , ma il fascino per l'antica vita agropastorale perdura. La vita quotidiana non è ritmata dalle tradizioni e dalle feste, ma queste sono ancora molto sentite. Ancora solida e meno piccola che altrove è la famiglia. Nasce una religiosità nuova che risente però di quell'antica. La popolazione è aumentata in valori assoluti dalle 858.500 unità del 1861 alle 1.218.000 unità del 1986, ma è diminuita in percentuale sia rispetto al Mezzogiorno d'Italia (dal 3,2% del 1861 al 2,2% del 1986). Il processo del nuovo assestamento non è ancora ultimato ma dalle trasformazioni in atto già si capisce molto chiaramente che l'Abruzzo da terra di pastori va divenendo un campo di imprenditori.

Il saggio può essere utile sia a chi opera in Abruzzo sia a chi intende informarsi sui modi in cui si vanno trasformando le regioni italiane.

Gabriele Orsini è docente di ruolo associato di sociologia economica presso la Facoltà di scienze politiche dell'Università degli studi G. D'Annunzio. E' autore di varie pubblicazioni sociologiche, tra le quali si ricordano: Capitalismo e ragione (1975), La comunità della Laga (1979) il lavoro operaio nella ricerca sociologica di P.F.G. La Play (1984), Società e vita economica (1988).