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Serena Stella

Tutela della concorrenza e mercato del lavoro. Gli interventi delle Autorità di concorrenza e le recenti evoluzioni della giurisprudenza

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 187 / 2025

Il presente contributo analizza il rapporto tra tutela della concorrenza e mercato del lavoro. In passato, infatti, le Autorità di concorrenza ritenevano che la disciplina della tutela della concorrenza, che ha ad oggetto il corretto funzionamento dei mercati dei prodotti e servizi e il benessere dei consumatori, non comprendesse anche altri obiettivi, come la tutela dei lavoratori, oggetto di altri plessi normativi e politiche pubbliche. Tuttavia, i più recenti studi economici hanno dimostrato come il potere di acquisto dei datori di lavoro, esercitato dal lato della domanda attraverso la fissazione di salari bassi e condizioni di lavoro precarie, può costituire, insieme agli altri, un fattore significativo nella compressione dei redditi da lavoro, che si è osservata a partire dagli anni ’80. Da qui la riflessione su come le Autorità antitrust possano intervenire, con i loro strumenti tradizionali (intese restrittive della concorrenza, abuso di posizione dominante e controllo sulle concentrazioni), al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato del lavoro. I lavoratori, soprattutto se altamente specializzati, rappresentano un fattore produttivo essenziale per la ricerca e l’innovazione e un’importante fonte di pressione competitiva nei mercati del lavoro che funzionano correttamente. Dal 2020 ad oggi sono numerosi gli interventi delle Autorità di concorrenza di tutto il mondo e della Commissione dell’Unione europea, che considerano una priorità la repressione degli accordi c.d. no poach, con cui due o più imprese concorrenti si impegnano ad astenersi dal sollecitare, assumere o reclutare i rispettivi dipendenti oppure degli accordi volti a fissare gli stipendi (al ribasso). L’orientamento è quello di qualificare tali condotte quali restrizioni “per oggetto”, per le quali le Autorità di concorrenza non sono tenute a dimostrare gli effetti pregiudizievoli derivanti in concreto dall’illecito. Prime conferme di tale orientamento sono arrivate anche dalla Corte di Giustizia. Anche nel controllo sulle concentrazioni sta assumendo rilievo, nella valutazione complessiva degli effetti dell’operazione, il possibile effetto negativo sui lavoratori. I primi casi di divieto dell’operazione a causa dei potenziali effetti negativi sui salari dei lavoratori si registrano negli Stati Uniti, ma segnali di riflessione in questo senso si registrano anche in Europa.

Stefania Brun

Corpo e contratto di lavoro alla luce del potenziamento bio-tecnologico

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 187 / 2025

Il contributo indaga il fenomeno del potenziamento delle capacità psicofisiche del lavoratore consentito da una serie di strumenti bio-tecnologici e farmacologici con lo scopo di indagarne la praticabilità entro la relazione contrattuale di lavoro e, ancor prima, sul mercato. Al riguardo, la rassegna parte dal presupposto che i principi posti dalle Supreme Corti a fondamento della liceità del fenomeno in seno alla società civile attraverso la valorizzazione del principio di autodeterminazione della persona (al potenziamento) non sono direttamente trasponibili nell’ambito della relazione contrattuale di lavoro. Dopo aver fornito una breve tassonomia del fenomeno, i dubbi circa la compatibilità del ricorso al potenziamento in ambito lavorativo vengono affrontati distinguendo l’ipotesi del potenziamento posto in essere sua sponte dal lavoratore da quella che vede quest’ultimo indotto a potenziarsi su richiesta del datore di lavoro.

Bruno Caruso

Leggendo Adrian Pabst e John Milbank. Per un diritto del lavoro post-liberale

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 187 / 2025

Il contributo propone una rilettura del rapporto tra impresa e lavoro alla luce della crisi del paradigma liberale e dell’emergere di una sensibilità post-liberale. Muovendo da una diagnosi delle derive tecnocratiche, identitarie e nichiliste che attraversano il pensiero politico e giuridico contemporaneo, si delinea una proposta fondata sulla ricostruzione dei legami comunitari, sulla dignità del lavoro come attività relazionale e generativa, e sull’impresa come istituzione civica. In questa prospettiva, il diritto del lavoro può tornare a essere strumento di democrazia sostanziale e architettura giuridica del bene comune. Lungi dall’essere utopia regressiva, il post-liberalismo propone un ordine sociale fondato su radicamento, reciprocità e partecipazione, capace di rispondere alla doppia crisi – materiale e simbolica – della modernità tardo-capitalista.

Franco Scarpelli

Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo dopo le recenti sentenze della Corte costituzionale: i diversi destini del repêchage

GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI

Fascicolo: 187 / 2025

Il saggio analizza la recente giurisprudenza della Corte costituzionale in materia di giustificato motivo oggettivo di licenziamento, evidenziandone i collegamenti con gli snodi interpretativi della relativa disciplina di legge (ad es. su concetti quali “fatto” e “fatto materiale” posti a base del licenziamento, “soppressione del posto di lavoro”, “obbligo di ricollocazione”). Con riferimento alla sentenza della Corte n. 128/2024, l’Autore evidenzia come la stessa non giustifichi la messa in discussione dell’orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in materia di sanzione dell’obbligo di repêchage nel campo di applicazione dell’art. 18 St.lav.; in secondo luogo, essa sollecita l’interprete ad approfondire i diversi profili della possibilità della ricollocazione del lavoratore nell’organizzazione aziendale, che nel caso concreto può riguardare anche la sussistenza del fatto materiale posto a base del licenziamento.

Maria Assunta Saracino

Il condhotel: definizione ed evoluzione tra nuova prassi e fenomeno normativo complesso

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

L’Autrice esamina la disciplina del condhotel, introdotta dalla legge n. 164/2014, che recepisce e converte il d.l. n. 133/2014, noto come ‘‘Sblocca Italia’’, avente l’obiettivo di favorire gli investimenti per la riqualificazione degli esercizi alberghieri sul territorio nazionale. Il lavoro descrive l’utilità dell’istituto e le criticità della normativa contenuta nel d.P.C.M. n. 13/2018. Dopo un riferimento al mutato contenuto dell’istituto della proprietà, si esamina il ruolo dell’autonomia privata nella regolamentazione dei rapporti privatistici nel Condhotel, con particolare attenzione al contratto di trasferimento della proprietà dall’albergatore a terzi, agli aspetti condominiali, al regolamento contrattuale, ai suoi limiti ed opponibilità a terzi. Si evidenzia, inoltre, l’importante ruolo del notaio nel coniugare, in sede di stipula, le peculiari regole dettate dal d.P.C.M. 22 gennaio 2018, n. 13, con la materia condominiale novellata dalla legge n. 220 del 11 dicembre 2012, nonché la necessità di regole ad hoc per tutelare la figura dell’acquirente quale potenziale parte debole del contratto.

Anna Maria Mancaleoni

Responsabilità del vettore aereo per informazioni inesatte fornite dal chatbot

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

Con la decisione in commento, una compagnia aerea è stata condannata al risarcimento del danno per le informazioni inesatte fornite all’acquirente di un biglietto aereo da un chatbot presente nel sito internet della stessa compagnia aerea. Si tratta di uno dei primi casi concreti in materia di responsabilità conseguenti all’impiego delle nuovissime tecnologie. Il commento alla decisione, pertanto, dopo aver analizzato il caso, traccia un sintetico quadro sulle prospettive di disciplina delle intelligenze artificiali e sulle problematiche inerenti alla loro regolamentazione

Gabriele Toscano

Il divieto di destinazione a “casa di alloggio” nei regolamenti condominiali

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

Il lavoro analizza una recente pronuncia della Cassazione riguardo l’azione diretta del condominio contro il conduttore per la violazione del divieto regolamentare di destinare l’immobile a bed & breakfast esplorando i presupposti di operatività della clausola limitativa e la sua opponibilità al condomino locatore. Particolare attenzione è dedicata all’interpretazione del regolamento condominiale, con riferimento alla portata preclusiva della dizione “casa di alloggio” anche per l’attività di bed & breakfast con l’obiettivo di definire i limiti dell’autonomia condominiale e le ricadute sul contratto di locazione

Maria Beatrice Bernadette Arnese

Sul carattere residuale della nullità per malafede di un marchio nel settore alberghiero

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

La decisione della Cassazione in commento sollecita interessanti riflessioni in ordine al carattere residuale, o non, della nullità per malafede di un marchio registrato in ambito alberghiero. In particolare, ricostruita la fattispecie della malafede, le finalità di tutela ad essa riconnessa e i presupposti applicativi, si verifica il carattere residuale e di chiusura di tale declaratoria di nullità per comprendere se, in alcune ipotesi (come per la tutela del marchio di fatto), possa convenire dichiarare tale profilo di nullità assieme ad altri motivi di invalidità del segno distintivo

Antonella Perini

Concessioni demaniali marittime tra giurisprudenza intraprendente e legislatore riluttante

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

Il saggio esamina il conflitto tra legislatore e giudici nazionali ed europei in materia di concessioni demaniali marittime. Analizzando la sentenza del Consiglio di Stato n. 4479/2024, l’Autrice ribadisce l’illegittimità delle proroghe generalizzate e la prevalenza del diritto europeo. Vengono approfonditi i concetti di scarsità della risorsa e interesse transfrontaliero, nonché il valore ambientale e sociale delle spiagge come beni comuni. Il contributo conclude auspicando una riforma organica che concili concorrenza, tutela ambientale e gestione sostenibile del demanio costiero

Gloria Giorgi

Abusività della clausola contenuta nel contratto di trasporto aereo e rilevabilità d’ufficio

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

La Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata in merito alla possibilità da parte del giudice adito di eccepire l’abusività della clausola di un con-tratto stipulato tra professionista e consumatore, come definita dall’art. 6, par 1, della direttiva 93/13/CEE, e sulla concreta applicabilità di detta direttiva anche al cessionario del credito risarcitorio che non sia qualificabile come consumatore.

Silvia Ciceri

La tutela del passeggero e la cessione del diritto alla compensazione pecuniaria nel trasporto aereo

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

La Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata in merito alla validità di una clausola, contenuta nelle condizioni generali di contratto, che vieta la cessione del diritto alla compensazione pecuniaria riconosciuto ai passeggeri in caso di cancellazione del volo. Nella fattispecie, sei passeggeri avevano ceduto tale diritto a una società di recupero crediti, la quale agiva in giudizio contro il vettore. La compagnia aerea eccepiva l’inammissibilità dell’azione, richiamando la clausola contenuta nelle condizioni generali di trasporto. La Corte ha affermato che il diritto alla compensazione pecuniaria trova fondamento direttamente nel reg. (CE) n. 261/2004, e che il divieto contrattuale di cessione dei diritti spettanti ai passeggeri integra una restrizione inammissibile ai sensi dell’art. 15 dello stesso regolamento.

Margherita Zappatore

Il diritto del passeggero alla compensazione pecuniaria nel caso di (rischio di) ritardo del volo

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

Con la sentenza in commento, la Corte di giustizia dell’Unione europea torna a esprimersi su un tema dibattuto in giurisprudenza e dottrina, relativo al riconoscimento del diritto alla compensazione pecuniaria al passeggero del trasporto aereo in caso di ritardo all’arrivo del volo. Nel caso di specie, la Corte ha negato il diritto di compensazione pecuniaria al passeggero che, dopo aver appreso del ritardo del volo originario, ha provveduto ad acquistare autonomamente un volo alternativo, raggiungendo la destinazione finale con un ritardo inferiore a tre ore rispetto all’orario originariamente previsto, non ritenendo che in tali circostanze il passeggero abbia sofferto alcun disagio grave, tale da giustificare il diritto alla compensazione.

Francesco Morandi

Libertà del viaggio e assistenza ai turisti in situazioni di emergenza

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

Un recente arresto della Corte di Cassazione, sezione tributaria offre l’occasione per riconsiderare l’excursus normativo e giurisprudenziale che ha interessato gli obblighi fiscali riconducibili al gestore turistico, con riguardo all’imposta di soggiorno. Ciò che emerge chiaramente dall’analisi è l’incompleta struttura che ha contraddistinto il tributo, da un punto di vista normativo – fin dalla sua “delimitazione” all’interno del decreto sul federalismo municipale – causando complessità interpretative ancora non del tutto risolte. Tra queste quella più dibattuta è stata la scelta di molti enti di attribuire una caratterizzazione soggettiva non univoca, al predetto gestore, con il precipuo obiettivo di garantire l’incasso delle somme relative alle obbligazioni contratte, anche nel caso in cui l’effettivo mani-festante la capacità contributiva non avesse adempiuto correttamente all’impegno che ne derivava. Invero, tale aspetto ha avuto concrete ricadute, non solo nella fase accertativa, ma anche in quella riscossiva e sanzionatoria. In tempi più recenti, un altrettanto complesso incrocio normativo, sembra aver messo formalmente la parola fine all’inquadramento fiscale, almeno dal punto di vista interpretativo. L’intervento, tuttavia, non appare scevro di contraddizioni. Con il precipuo fine di formulare alcune osservazioni critiche e riflessioni conclusive, vengono esaminati alcuni risvolti di carattere generale e i più specifici istituti di diritto tributario sostanziale interessati.

L’autrice affronta il tema dell’obbligo di identificazione degli ospiti previsto dall’art. 109 t.u.l.p.s., con particolare attenzione alle modalità di self check-in nelle locazioni brevi. In tale prospettiva, critica le argomentazioni poste a fondamento della sentenza n. 10210/2025 del TAR Lazio – la quale ha annullato la Circolare ministeriale che imponeva l’identificazione de visu – ritenendo che l’eliminazione del requisito della presenza fisica comporti un ingiustificato affievolimento dei doveri di verifica gravanti sui gestori e rischi, al contempo, di svuotare di effettività la ratio di prevenzione e controllo perseguita dall’art. 109

Patrizia Accordino

Il gestore turistico e l’imposta di soggiorno: recenti risvolti

RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO DEL TURISMO

Fascicolo: 46 / 2025

Un recente arresto della Corte di Cassazione, sezione tributaria offre l’occasione per riconsiderare l’excursus normativo e giurisprudenziale che ha interessato gli obblighi fiscali riconducibili al gestore turistico, con riguardo all’imposta di soggiorno. Ciò che emerge chiaramente dall’analisi è l’incompleta struttura che ha contraddistinto il tributo, da un punto di vista normativo – fin dalla sua “delimitazione” all’interno del decreto sul federalismo municipale – causando complessità interpretative ancora non del tutto risolte. Tra queste quella più dibattuta è stata la scelta di molti enti di attribuire una caratterizzazione soggettiva non univoca, al predetto gestore, con il precipuo obiettivo di garantire l’incasso delle somme relative alle obbligazioni contratte, anche nel caso in cui l’effettivo mani-festante la capacità contributiva non avesse adempiuto correttamente all’impegno che ne derivava. Invero, tale aspetto ha avuto concrete ricadute, non solo nella fase accertativa, ma anche in quella riscossiva e sanzionatoria. In tempi più recenti, un altrettanto complesso incrocio normativo, sembra aver messo formalmente la parola fine all’inquadramento fiscale, almeno dal punto di vista interpretativo. L’intervento, tuttavia, non appare scevro di contraddizioni. Con il precipuo fine di formulare alcune osservazioni critiche e riflessioni conclusive, vengono esaminati alcuni risvolti di carattere generale e i più specifici istituti di diritto tributario sostanziale interessati

A cura della Redazione

Authors

EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES

Fascicolo: 1 Special Issue / 2025

Stefano Oliverio, Matteo Santarelli

Normativity or the Genesis of Values: On Critique/Post-critique and Educational Pragmatism

EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES

Fascicolo: 1 Special Issue / 2025

In this paper, we will explore a possible dialogue between educational pragmatism and post-critical pedagogy (PCP) and we will ‘test’ it in reference to the question of inclusion, which is arguably one of the chief notions in contemporary educational debate. To start with, we will object to the possibly unfortunate adoption of the “normativity” vocabulary within the Manifesto for a Post-Critical Pedagogy and we will suggest the need for a shift from the language of norms to that of values, by building on Hans Joas’ distinction between norms and values. While norms have to do with obligation and the limitation of possibilities of action, values are characterized by an ideal and inspirational function. In keeping with Joas’ distinction, we will argue that the notion of normativity may risk being accomplice with the excessive role of normative critique decried by postcritical approaches.
Against this backdrop, we will zoom in on the question of inclusion. We will indicate two possible outlooks: a critical pragmatist view of inclusion, as exemplified in some insights of José Medina, and a post-critical understanding, which we will outline in reference to Joas but also - via him - to the classics of educational pragmatism. We will finally suggest that the relationships between critique and post-critique should be construed in terms of a quasi-Bohrian complementarity and that pragmatism qua a “corridor theory,” as Papini famously put it, can help us to orchestrate this complex regime of relationships.

Astrid Meczkowska-Christiansen

Weaving Justice into the Fabric of Post-Critical Perspective on Education

EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES

Fascicolo: 1 Special Issue / 2025

This paper investigates the potential of integrating the concept of justice into the post-critical theory of education. Drawing on the resonance of Hannah Arendt’s ideas within post-critical pedagogy, and acknowledging the communal dimension inherent in education, I propose the inclusion of justice as an essential element in post-critical educational discourse. The analysis critically engages with the ontological foundations of Arendt’s reflections on education, assessing their implications for the status of justice from a postcritical perspective. While Arendt’s strict delineation between the ontologies of politics and education presents a challenge to the straightforward application of justice within a post-critical perspective, this paper argues that justice remains vital for addressing the communal and ethical dimensions of education - as both a concern for the common world and an axiomatic affirmation of the subject’s capabilities in terms of equality, with the latter framed through a Rancièrean lens. To this end, I draw on alternative philosophical perspectives, particularly that of Alain Badiou, whose ideas are already integrated into the post-critical perspective on education, to explore pathways for incorporating justice into post-critical framework.

Joris Vlieghe, Piotr Zamojski

Post-critical Pedagogy and Social Justice. Thing Avoidance or Trust in the World

EDUCATIONAL REFLECTIVE PRACTICES

Fascicolo: 1 Special Issue / 2025

This article explores the complex relationship between education, democracy, and social justice, challenging the dominant view that education should serve as an instrument for achieving political goals, including equity and inclusion. Drawing on post-critical educational theories, particularly the works of Hannah Arendt and Jacques Rancière, the authors argue that education is an autonomous, intergenerational practice centered on introducing newcomers to the common world, fostering love and care for it, and enabling its renewal. The instrumentalization of education for social justice, they contend, undermines its essence by prioritizing critique over affirmation and imposing anti-educational practices like censorship and stultification. Similarly, the article criticizes the conflation of democracy with social justice, emphasizing that democracy is rooted in radical equality and collective deliberation around shared concerns, rather than the rectification of historical injustices. Ultimately, the authors advocate for a “thing-centered” approach to education and democracy, grounded in trust in the world and its shared durability.

This article addresses the call for education to engage with contemporary social and environmental challenges, whilst preserving its pedagogical integrity. By focusing on the genuinely educational core of the school and teaching we want to avoid falling in the trap of instrumentalizing education or functionalizing it in order to resolve societal problems, however, we will argue that its precisely these ‘essential characteristics’ of education and the school which might offer a response to the challenges we’re facing nonetheless. We intend to take up the matter of our current global predicament and frame it as an educational problem, drawing on several educational attitudes such as giving orientation, enabling agency and fostering a belief in - and responsibility for - the common world. In doing this we will argue for the correspondence between a logic of education and a logic of care for the world. We therefore end with a defense of the institution of the school and a more ‘traditional’ account of teaching against discourses which seek to frame it as outdated or inherently unsustainable, and we propose to emphasize the role it plays in fostering a renewed relation to the world. The purpose of this article, referring the title of a work by Isabelle Stengers, is a resistance to the oversimplification and impoverishment of our thinking (on education) and ways of (educational) life. Our account is therefore post-critical in the sense of that we intend to affirm the richness of an autotelic understanding of education, as well as its significance for finding ways to live more responsibly and sustainably.