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L’elaborato inquadra le modifiche normative intervenute a seguito dell’entrata in vigore della c.d. Riforma Cartabia in punto di regolamentazione dell’attività dei servizi sociosanitari chiamati a svolgere, su mandato del giudice, interventi a supporto del nucleo di un minore interessato da procedimenti minorili o della crisi familiare. L’autrice si sofferma poi sul tema della declinazione che il diritto al contraddittorio delle parti ha nel processo in relazione alle risultanze di detta attività, in ultimo concentrando le proprie riflessioni circa il ruolo assunto dal curatore speciale del minore in questa cornice dialettica.
L’articolo analizza il ruolo cruciale dell’interazione tra avvocati delle parti e servizi socioassistenziali nei procedimenti giudiziari in materia di famiglia, evidenziando come questa relazione sia fondamentale per garantire la migliore tutela delle persone minori di età coinvolte. La recente riforma del processo civile (d.lgs. n. 149/2022) introduce importanti novità normative volte a disciplinare le modalità operative dei servizi socioassistenziali, migliorando la trasparenza delle loro attività e garantendo il rispetto del principio del contraddittorio. Tra le innovazioni principali spiccano la possibilità, per le parti, di presentare osservazioni alle relazioni dei servizi tramite memorie difensive e l’obbligo per i servizi stessi di distinguere chiaramente tra dati oggettivi, dichiarazioni delle parti e valutazioni di merito. Queste disposizioni riflettono una scelta del legislatore che riconosce il valore della collaborazione tra due protagonisti essenziali del processo, rafforzando la sinergia tra operatori sociali e avvocati e promuovendo un approccio integrato. Il contributo si conclude rimarcando l’importanza di una collaborazione costruttiva tra avvocati e servizi socioassistenziali, volta a superare eventuali diffidenze reciproche e a garantire un intervento efficace e condiviso, capace di mettere al centro i diritti dei minori e delle famiglie in un quadro giuridico bilanciato.
L’articolo si sofferma sulle conseguenze pratiche che la «Legge Cartabia» ha avuto nella materia della volontaria giurisdizione: il giudice tutelare ha visto espandere le proprie competenze e aumentare le situazioni in cui egli può decidere direttamente, laddove in precedenza si limitava a esprimere un parere non vincolante. Ciò ha comportato un aumento dei suoi poteri, che è auspicabile venga bilanciato con un recupero della dimensione collegiale nel momento del confronto tra colleghi.
L’avvento della riforma che vedrà nascere l’istituendo tribunale unico per le persone, i minorenni e le famiglie, entrata in vigore a tappe a partire dal giugno 2022, con la successiva introduzione del nuovo rito unitario dal 1° marzo 2023, ha già introdotto modifiche significative nel ruolo e nella funzione del giudice onorario nei tribunali per i minorenni, prefigurando il rischio che ne venga ridotto e negativamente interferito il contributo sia quantitativamente sia qualitativamente. Un questionario somministrato online ai giudici onorari delle sedi del nord Italia ha esplorato le modalità con cui gli stessi componenti privati svolgono le attività istruttorie e partecipano ai collegi, per valutare l’effettiva concretizzazione di tali rischi. I risultati di questa analisi sembrano confermare che il mutamento nell’esercizio del proprio ruolo e della propria funzione sia già in atto e che, sotto il profilo dell’integrazione multidisciplinare della figura del Go e della sua partecipazione attiva alla collegialità delle decisioni, una marginalizzazione, seppur embrionale, sia già in atto.
L’articolo esprime alcune riflessioni rispetto alla sottile linea di confine che scorre tra le recenti trasformazioni che stanno attraversando la giustizia minorile dopo le modifiche istituite dalla Riforma Cartabia e la necessità ineludibile di preservare e garantire i diritti delle persone di minore età, come presupposto di una giustizia a misura di bambino.