RISULTATI RICERCA

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Elena Svalduz

Contributi e ricerche sulle città italiane: casi a confronto verso nuove prospettive

STORIA URBANA

Fascicolo: 177 Suppl. / 2024

Per realizzare questo numero “speciale”, e per noi lo è nel vero senso della parola, è stata lanciata una call, invitando i soci a presentare proposte su un tema volutamente di ampio respiro, relativo agli sviluppi recenti della storia urbana illustrati mediante nuovi contributi e ricerche sulle città italiane. Sottoposte a valutazione, le risposte selezionate e raccolte ora nel fascicolo ricoprono una casistica molto vasta. Nel complesso si tratta di studi rivolti a casi specifici, città o territori, che dimostrano il tentativo di applicare come strumento euristico e narrativo il mutare della scala d’osservazione. Sotto questo punto di vista, dunque, il ragionamento rientra nell’ambito del rapporto tra storia locale e storia generale, ponendo l’esperienza individuale della singola città in relazione alle tendenze collettive, ma richiama anche l’intenzione di conoscere e interpretare in maniera più attenta il patrimonio culturale che le tante piccole e grandi città italiane rappresentano. D’altra parte, la dimensione locale è da tempo stata riconosciuta come un punto d’osservazione privilegiato di strutture e fenomeni politici, sociali e culturali di ampia portata e di lunga durata. Ben oltre gli angusti limiti del localismo, la dimensione local applicata alla storia urbana diventa storia comparata, con un’attenzione al confronto e con oscillazioni di scala che aprono nuove prospettive di ricerca nei diversi ambiti disciplinari.

Il contributo svolge alcune riflessioni sulle trasformazioni in atto nel campo della storia urbana prendendo spunto dall'esperienza milanese e dai cambiamenti e dalle sollecitazioni che l'Expo del 2015 ha prodotto sulla città. Dopo aver evidenziato la varietà, ma anche i limiti, degli accostamenti alla storia e allo sviluppo della città praticati in precedenza si sono evidenziate, a partire da numerose esperienze realizzate all'estero, le opportunità aperte dalle nuove tecnologie e le potenzialità di una nuova disseminazione in grado di connettere gli ambienti accademici a un pubblico più ampio. In questa prospettiva si sono indirizzate le iniziative intraprese dopo l'Expo da Urban Genoma, un centro di ricerca che riunisce competenze molteplici in grado di fornire uno sguardo plurale sulla città. Il percorso sin qui compiuto ha consentito, non solo una notevole attività conoscitiva, ma anche di individuare iniziative e formulare progetti volti a costruire un ponte tra i saperi universitari e il composito mondo di chi le città le vive e le abita, in modo da portare le conoscenze fuori dalle aule trasformandole in uno strumento utile a costruire una cittadinanza consapevole.

Federico Bulfone Gransinigh

Percezione e trasformazione urbana nell’Abruzzo del Cinquecento: il caso dello Stato Farnesiano

STORIA URBANA

Fascicolo: 177 Suppl. / 2024

Nel Rinascimento la città diventa il riflesso della razionalità e dell'ordine, anche politico. Su scale diverse, a seconda dei singoli luoghi, è quanto accadde nei territori abruzzesi governati da Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V. Ella si fece promotrice di una logica urbanistica molto chiara, finalizzata al controllo centralizzato e strumento attraverso il quale avviare un più ampio progetto statale che si rifaceva al mito del buon principe rinascimentale. Lo studio che proponiamo cercherà di ricostruire le intenzioni e gli interventi voluti dalla sovrana per riqualificare, dal punto di vista urbanistico, alcuni centri abruzzesi e la città dell'Aquila, di cui Margherita era gover- natrice. Grazie a questa analisi, è possibile osservare episodi rilevanti di trasferimento culturale in scenari che, per decentramento e contesto politico, potrebbero essere stati interamente orientati dal potere femminile, soprattutto se confrontati con i periodi trascorsi da Margherita nelle "sue" capitali (L'Aquila, Cittaducale e Ortona).

Giulia Becevello

Piccoli centri tra terre di bonifica: nuovi insediamenti nel territorio del Delta del Po

STORIA URBANA

Fascicolo: 177 Suppl. / 2024

Il contributo si propone di riflettere sui piccoli insediamenti sorti in Età Moderna nella regione del Basso Polesine, in Veneto. In quest'area, il corso del fiume Po ha generato terre che per secoli sono state oggetto di bonifiche e opere di regimentazione delle acque. I centri più importanti del Basso Polesine hanno avuto origine durante il periodo della Repubblica di Venezia: l'interesse di molte famiglie nobili si intensificò a partire dall'inizio del XVII secolo, dopo la deviazione del fiume Po attraverso il Taglio di Porto Viro (1600-1604). Tra il XVII e il XVIII secolo, gli investimenti veneziani nel Delta del Po furono accompagnati dalla costruzione di ville, dette Ca', finalizzate alla gestione del territorio: in alcuni casi attorno a esse sorsero comunità che nel tempo si trasformarono in piccoli centri abitati. Questi luoghi erano collegati a Venezia, dove aveva sede il potere centrale e dove i proprietari continuarono a vivere. Attraverso il ricorso alle fonti e alla cartografia storica, l'articolo propone un'analisi del- l'organizzazione di questa regione, inserita all'interno di una rete ben strutturata che per lungo tempo fece riferimento a Venezia e, dopo la sua caduta, alle ricche famiglie borghesi che ne acquisirono le terre. Solo poche ville si trasformarono in centri urbani: tra gli esempi più interessanti saranno presi in considerazione Porto Viro, formato dalle località di Donada (famiglia Donà) e Contarina (famiglia Contarini), e Porto Tolle, il cui capoluogo comunale è rappresentato dal villaggio di Ca' Tiepolo.

La necessità di una pianificazione idrologica e geologica nei territori della provincia di Napoli era già stata riconosciuta dai romani già in epoca repubblicana che, attraverso la centuriatio, crearono veri e propri sistemi di canalizzazione e drenaggio delle acque. Dopo le devastazioni prodotte in epoca tardoantica da Goti e Vandali, nel XIII secolo iniziava gradualmente a riaffiorare una rinnovata consapevolezza della necessità di perseguire politiche di tutela ambientale e territoriale. Il presente contributo ha come obiettivo di indagare alcuni degli episodi più significativi della attività di bonifica territoriale e ambientale a partire dalle iniziative promosse dalla legislazione di Federico II per la salubrità ambientale, fino alle politiche attuate da Ferdinando II di Borbone nei territori dei Campi Flegrei e della cosiddetta Terra di Lavoro.

Il 23 febbraio 1887 un sisma di notevole intensità colpì la Liguria occidentale provocando ingenti danni a numerosi centri abitati della regione e causando ulteriori danni in provincia di Cuneo. Subito la popolazione iniziò a confrontarsi a confrontarsi con l'impatto distruttivo del terremoto; non solo in termini di danni materiali, ma anche rispetto alla mutata percezione comunitaria relativa alla dimensione urbana, ormai compromessa. Per la ricostruzione dei centri, occorreva che la comunità fosse disposta a ricostruire i propri paesi e la propria dimensione abitativa. Nel caso del terremoto del 1887 tale processo fu travagliato, in quanto l'impatto distruttivo costrinse le comunità a confrontarsi con una realtà trasformata, richiedendo nuove interpretazioni e significati della catastrofe attraverso un processo culturale di elaborazione. Gli attori coinvolti nella ricostruzione del Ponente Ligure furono molteplici, ognuno dei quali operò su diversi livelli. A livello statale, si rileva una struttura politica giovane con una scarsa esperienza legislativa nel campo della gestione dei disastri naturali. A livello locale, invece, i cittadini e le amministrazioni consideravano i propri bisogni ed esigenze, confrontandosi con le possibilità concesse dai testi di legge emanati appositamente. In- fine, il contributo si sofferma sulla ricostruzione di Diano Marina, una delle città più colpite. In questo caso studio, si possono distinguere i diversi ruoli degli attori sociali, la cui interazione ha condotto a una ricostruzione celere, sebbene non priva di tensioni e negoziazioni tra immaginari comunitari e precetti normativi.

Simona Talenti

La Milano alta di ieri, oggi e domani: nuovo paradigma urbano?

STORIA URBANA

Fascicolo: 177 Suppl. / 2024

Non passa giorno senza che venga annunciato, sia sui giornali che più frequentemente sul web, l'arrivo di un nuovo e spettacolare grattacielo nell'area metropolitana di Milano. Dai progetti già consolidati di Porta Nuova e CityLife, fino agli sviluppi più recenti come Scalo Farini, Porta Romana e San Siro, gli skyscrapers spuntano rapidamente, con l'ambizione di ridisegnare aree in stato di degrado, conferendo loro un nuovo volto, simbolo di modernità e innovazione. Tuttavia, l'idea alla base di queste operazioni non è affatto inedita: già negli anni Trenta, e successivamente con il progetto del Centro Direzionale, Milano ha visto sorgere grattanuvole e torri destinate a rigenerare zone distrutte o degradate, facendole diventare nuovi poli di attrazione, anche attraverso il "dominio visivo" sulla città orizzontale. Oggi, la questione centrale è capire se questi edifici alti abbiano realmente la capacità di partecipare alla rigenerazione urbana, contribuendo alla creazione di spazi pubblici e collettivi capaci di promuovere un senso di appartenenza e identità, o se rispondano piuttosto unicamente a logiche speculative e fondiarie, dove i grattacieli diventano le nuove cattedrali con funzione attrattiva, innescando così inevitabili processi di gentrificazione nelle aree in cui vengono eretti.

A cura della Redazione

Sommari

STORIA URBANA

Fascicolo: 177 Suppl. / 2024

Tiziana C. Callari, Fiorella Operto, Ella-Mae Hubbard, Niels Lohse

Shaping the future industry 5.0: Ethical and societal implications of artificial intelligence and collaborative robotics technologies in entrepreneurship

STUDI ORGANIZZATIVI

Fascicolo: 2 / 2024

This paper reviews the ethical, societal, and technological challenges involved in shaping the future of Industry 5.0 and allied Society 5.0 from the perspective of two entrepreneurs, represented through fictional persona descriptions. Taking a multi- and interdisciplinary approach, the study explores five key challenges that may pose ethical dilemmas for entrepreneurs in their daily operations: (1) integrating artificial intelligence technologies into organisational processes, (2) the technical and operational deployment of collaborative robots, (3) establishing comprehensive safety protocols and legal frameworks, including issues related to liability, responsibility, and accountability, and embracing ethical governance at both (4) organisational and (5) societal levels.

Giuseppe Modarelli, Lucio Todisco, Christian Rainero, Gianluigi Mangia

Challenges and opportunities of emerging technologies in the public sector: A managerial approach on the individuals’ role in organizations

STUDI ORGANIZZATIVI

Fascicolo: 2 / 2024

The impact of emerging technologies has broadened the horizons of study to provide answers and potential solutions to the difficulties and dilemmas concerning the workers’ contribution in relation to the effective use of these tools. The achievement of these objectives, from the theoretical reflection and from the practical initiatives, is feasible through an opening towards a dis-continuity connected to a regenerated and desired “new humanism”, capable of making us reflect on renewed organizational and conceptual orientations. Rethinking workers’ position in the relationship with technology is relevant precisely because it allows us to redefine their roles within organizations. In response to the dangers of automation, in this context, individuals will be responsible for providing interpretations characterizing adequate information power. This represents a significant challenge within public administration. Starting from a theoretical approach that combines the theoretical assumptions derived from personalism and Chomsky’s generative grammar, the contribution intends to investigate how the use of big data in reporting can promote readability and transparency of public information, mediated and implemented by human judgment. This approach, in redefining the roles of people in current work contexts, provides a humanistic framework of analysis in management, contrary to some predictive literary interpretations.