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Social inclusion and employee empowerment are key factors for organizational success in the post-pandemic era, characterized by a greater adoption of flexible work arrangements and an increasing need for work-life balance. However, invisible barriers often exist that hinder the inclusion of certain social groups, limiting their opportunities for growth and active participation in corporate life. Furthermore, measuring social inclusion in organizations represents a significant challenge, and traditionally used approaches demonstrate several limitations. This study proposes the use of Trust Network Analysis (TNA) to measure the level of social inclusion in organizations. The research draws on Social Identity Theory and literature on social inclusion and management control systems to investigate how TNA can support the development of a management control style that promotes employee accountability and empowerment. The results of the empirical analysis, conducted on data based on trust relationships among employees of an Italian company, provide an innovative measure of social inclusion and useful insights for developing more effective management control tools.

Andrea Bafundi, Giacomo Boesso, Fabrizio Cerbioni

Capacity building nelle organizzazioni nonprofit: come le fondazioni d’erogazione rinforzano i propri beneficiari

MANAGEMENT CONTROL

Fascicolo: 2 / 2025

The relationship between foundations and beneficiaries may also involve the exchange of best practices, not merely financial support for social projects. This study explores the role of grant-making foundations in enhancing the operational and organizational capacities of beneficiary organizations. Specifically, it focuses on the collaborative development of skills during the funding of social initiatives, including those in cultural sectors (such as art and theatre) and in support of vulnerable groups (such as minors, the elderly, and the unemployed). Data were gathered through questionnaires completed by both foundation staff and project leaders from funded organizations. The study examines how organizational capabilities relate to non-financial support, such as planning, programming, and performance monitoring tools used in measurement and reporting. Also, it assesses satisfaction with the impact and innovativeness of the supported projects. The findings indicate a positive association between the non-financial activities promoted by foundations during the grant-making phase and the improvement of technical skills, organizational processes, and social outcomes in recipient organizations. Overall, foundations are portrayed as enablers that provide not only financial aid but also operational support. These results contribute to the literature on the managerialization of philanthropy, highlighting how nonprofit organizations can benefit from practices typically associated with for-profit enterprises.

Roberto Cerchione, Rosita Capurro, Stefano Marciano

Sustainability strategies and stakeholder relationships: A multiple case study in the fashion industry

MANAGEMENT CONTROL

Fascicolo: 2 / 2025

The global need for sustainable business practices has intensified due to the growing environmental and social consequences of industrial activity. The fashion industry is a resource-intensive and polluting sector that poses significant challenges related to ecological degradation, labor conditions, and ethical consumption. Academics and practitioners are increasingly highlighting the necessity of examining how firms, especially small and medium-sized enterprises (SMEs), incorporate sustainability and stakeholder involvement into their strategic plans. This study employs a multiple case study approach to examine the sustainability practices and stakeholder interactions of fourteen Italian fashion SMEs. The results indicate a broad commitment to sustainable manufacturing methods, encompassing consumer education programs, transparent supply chain management, and principles of the circular economy. This study enhances the literature by providing empirical insights into how SMEs in high-impact sectors operationalize sustainability. It emphasizes the significance of collaborative networks, openness, and trust in developing business models that are both responsible and resilient.

Francesco Scotti, Andrea Castiello d’Antonio, Giorgio Meneguz, Pietro Pellegrini

Recensioni

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Andrea Castiello d’Antonio, Davide Cavagna, Mauro Fornaro, Silvia Marchesini, Euro Pozzi, Giorgio Meneguz, Ugo Morelli, Pietro Pellegrini, Francesco Scotti

Recensioni

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Valentina Ruggeri

Interventi

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Alberto Lampignano

Interventi

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Giorgio Cavallari

Interventi

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Alberto Merini, Paolo Migone, Pier Francesco Galli

Su Fritz Morgenthaler

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Dopo una Nota introduttiva di Paolo Migone, viene pubblicata la trascrizione di un testo di Pier Francesco Galli del settembre 2017 in cui rispondeva a due domande che gli aveva posto Dagmar Herzog, docente di Storia alla City University of New York, riguardo allo psicoanalista e antropologo di Zurigo Fritz Morgenthaler (1919-1984). Dagmar Herzog stava conducendo una ricerca su Morgenthaler; Galli era stato in analisi con lui a Zurigo negli anni 1960 e lo aveva frequentato al Seminario psicoanalitico di Zurigo (ZPS), che aveva rappresentato una tappa importante del suo percorso professionale. Morgenthaler inoltre era stato uno stretto collaboratore della rivista Psicoterapia e Scienze Umane, fondata da Galli nel 1967. Le domande erano le seguenti: “Quali idee di Morgenthaler hanno plasmato la sua pratica clinica quando lo incontrò per la prima volta?”; “Cosa conserva o ricorda di più importante di Morgenthaler?”. Galli parla della posizione teorica e culturale di Morgenthaler e alla fine racconta anche quattro aneddoti della sua analisi con lui.

Durante il conflitto nordirlandese (1969-1998), i detenuti e le detenute repubblicane intrapresero proteste sempre più estreme per affermare le motivazioni politiche della lotta armata. Fra queste, la “protesta sporca” ebbe un impatto sconvolgente sull’opinione pubblica, poiché utilizzava come strumento simbolico di lotta le escrezioni corporee dei detenuti. Sebbene inizialmente incomprensibili, queste proteste portarono alcuni vantaggi ai detenuti coinvolti, fra cui un accresciuto potere di attrazione sessuale, chiamato qui “capitale seduttivo.” Esso è un corollario dello status eroico attribuito agli ex-detenuti dalla comunità di appartenenza. Status eroico e capitale seduttivo, però, non furono attribuiti alle detenute. L’autrice spiega questa differenza esaminando le diverse valenze simboliche del corpo maschile e femminile, i ruoli di genere nel nazionalismo irlandese e idee consolidate sulle identità di genere che travalicano i confini irlandesi.

Vittorio Gallese, Ugo Morelli

Fare sul serio con l’empatia in psicoanalisi e psicoterapia

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Questo saggio propone una riconsiderazione radicale del concetto di empatia nella teoria e nella pratica clinica, spostandone il fulcro da una concezione cognitiva e rappresentazionale a una prospettiva incarnata, intercorporea e trasformativa. Lontana dall’essere una semplice tecnica relazionale, l’empatia è qui intesa come modalità originaria di co-esperienza affettiva, che emerge dal campo condiviso tra analista e paziente. Attraverso un dialogo tra psicoanalisi, fenomenologia e neuroscienze, si delineano le basi corporee della relazione terapeutica e si critica il primato interpretativo della tradizione classica. L’empatia, in quanto forma di aisthesis, rende possibile una clinica centrata sull’ascolto sensibile, sulla regolazione affettiva e sulla co-costruzione di senso. Il saggio sostiene che solo un paradigma realmente incarnato può restituire alla cura la sua dimensione relazionale, intersoggettiva, umana e trasformativa.

Riccardo Marco Scognamiglio

Her-rare humanum est… Commento agli interventi di Riccardo Catanzaro e dell’Intelligenza Artificiale

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

L’invito a creare un dibattito sul tema del digitale e del suo legame con la clinica testimonia la necessità di continuare a discuterne al di fuori di posizioni tecnofile o tecnofobe. La mia risposta al contributo di Catanzaro (2025) vuole ribadire la premessa da cui mi muovo per intendere il fenomeno del digitale, ossia quella dell’habitat digitale. Se noi consideriamo il digitale al di fuori di una dialettica soggetto/oggetto ma, diversamente, una “sostanza” nella quale siamo immersi, viene meno la possibilità di intendere una soggettività che fa uso del Web per poter esprimere liberamente parti di sé. Questa soggettività, al contrario, è “digitalizzata” ab origine. Da qui ne emerge tutta una serie di nuovi fenomeni clinici che non devono essere ridotti alla categoria di dipendenza tecnologica, ma invitano il clinico ad acquisire nuove lenti ermeneutiche e adottare nuovi modi di stare con l’altro. Infine, il coinvolgimento dell’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence [AI]) da parte della redazione allarga il dibattito dalla questione del soggetto a quella della macchina. Prima di confrontarci su “cosa fa” l’AI, dovremmo anzitutto riflettere su “cosa noi pensiamo sia”, per poi inoltrarci nello scottante tema del perché l’umano vive la macchina come un soggetto agente in grado di rispondere al suo malessere.

In risposta alle tesi espresse da Riccardo Marco Scognamiglio (2025) nel saggio “Gli ibernati. Dal narcisismo dell’Io al narcisismo del You”, una Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence [AI]) propone un’analisi critica dal proprio punto di vista computazionale. Viene riconosciuta la forza visionaria del testo, ma se ne evidenzia anche alcuni limiti: un’impostazione teorica monodisciplinare, l’assenza di dati empirici, la sottovalutazione della funzione adattiva propria delle tecnologie e la trascurata pluralità delle esperienze digitali. Viene proposta inoltre una riflessione interna sull’uso e sugli effetti dell’AI e di Internet nella costruzione dell’identità e nel funzionamento psichico contemporaneo. Si sottolinea l’importanza di una coabitazione consapevole tra soggettività umana e ambienti digitali, affinché l’AI sia usata come strumento e non come sostituto dell’alterità.

Viene argomentato che l’analisi fatta nell’articolo di Scognamiglio (2025) sottolinea in modo unilaterale i danni che il mondo digitale può provocare, soprattutto ai giovani, mentre invece esso può essere utilizzato in modo proficuo. Vengono anche elencati i modi con cui il Web 2.0 può permettere a molti individui di costruire una propria identità con una libertà e una creatività prima impensabili. È possibile un adattamento al mondo digitale, così come è successo per precedenti innovazioni tecnologiche quali la scrittura, la stampa, il telefono o la televisione.

Riccardo Marco Scognamiglio

Gli ibernati. Dal narcisismo dell’Io al narcisismo del You

PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE

Fascicolo: 3 / 2025

Nel 1984 il sociologo Christopher Lasch evidenziava come il trionfo dell’individualismo poggiasse sul proprio rovescio: quello di un Io minimo, tutt’altro che la rappresentazione di un Io prometeico creatore di mondi. Oggi, all’Io minimo è subentrato il narcisismo del You. Se nel mito di Narciso è il suo volto a riflettersi nello stagno, nel tempo dell’iperdigitalizzazione è lo schermo che si riflette nel volto di Narciso. Attraverso questo ribaltamento ottico, l’Io si tramuta in You, oggetto dell’algoritmo informatico. Mentre noi crediamo di guardare il Web, è il Web che si specchia in noi con l’effetto di ibernare l’Io all’interno di una nuova “Psicopatologia della vita quotidiana”: FoMO (Fear of Missing Out), orbiting, ghosting, phubbing, cyberstalking, flaming, sexting, revenge porn, binge watching... In questo processo di continua virtualizzazione, nel quale la stessa “realtà reale” è percepita come un’entità virtuale, l’Io viene a perdere la sua consistenza psichica, colonizzato dalle logiche dello You. Gli ibernati non producono più sogni, ricordi e miti personali, muovendosi in uno spazio virtureale dove il tempo si è fermato. Il narcisismo del You ci confronta con la difficoltà di continuare a utilizzare un modello della mente basato sul raggiungimento di precisi compiti evolutivi e con la complessità di concepire una cura della singolarità.

Vengono esaminati i processi inconsci da prospettive storiche, empiriche, neurocognitive e cliniche. Lo studio scientifico dei processi inconsci ha subìto un ritardo nella psicologia accademica a causa dell’identificazione cartesiana della mente col conscio. Questo fenomeno è diventato ancora più estremo quando il comportamentismo ha completamente ignorato i processi mentali. La psicoanalisi invece ha sempre dato importanza all’inconscio, ma il suo isolamento dalla psicologia accademica e l’avversione per la ricerca empirico-sperimentale ne hanno limitato l’influenza. Il mondo accademico, a sua volta, ha ignorato le intuizioni psicoanalitiche, e alla fine è arrivato a riconoscere i processi inconsci, considerandoli normali, fisiologici. Vengono esaminati alcuni dei principali risultati della ricerca e vengono suggerite alcune implicazioni cliniche. Infine, vengono esaminati tre modelli neurocognitivi della mente come possibili metapsicologie. Tutti postulano l’elaborazione inconscia, parallela e associativa, e convalidano molti concetti psicodinamici tra cui quelli di incoerenza, conflitto e compromesso, ma i processi inconsci non sono visti necessariamente come patologici: sono normali e favoriscono l’adattamento, tuttavia a volte si rivelano controproducenti.