La spoliazione e la confisca dei beni privati, industriali e commerciali appartenenti a cittadini perseguitati per motivazioni razziali e considerati “nemici” ha rappresentato un tratto distintivo della politica interna del regime fascista tra il 1938 e il 1945. A differenza, però, delle vicende di persecuzione economica a danno dei cittadini considerati ebrei, quelle relative ai cosiddetti “nemici” non sono state oggetto di grande interesse storiografico. Pertanto, è stato fornito anzitutto un quadro generale della normativa di riferimento che colpì le proprietà cosiddette “nemiche”. Allo stesso tempo, attraverso lo studio dei documenti del Fondo Egeli, custoditi presso l’Archivio storico Intesa Sanpaolo di Milano, è stato possibile analizzare l’operato della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde (Cariplo) che, tra il 1939 e il 1945, si occupò della gestione sia dei beni ebraici sia di quelli “nemici” sottoposti a sequestro e confisca da parte delle autorità fasciste. Infine, è stato selezionato il percorso di spoliazione, confisca e restituzione dei beni della famiglia Molho-Bassano nell’ottica di una costruzione di un case-study.