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Alessandro Bufalini

Gli accordi di riconciliazione per i crimini del colonialismo: quale ruolo per le vittime?

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 190 / 2025

Nel corso degli ultimi quindici anni, tre accordi internazionali sono stati conclusi con l’obiettivo di una riconciliazione per le violenze perpetrate nel periodo coloniale: il patto di amicizia tra Italia e Libia del 2008, l’accordo del 2015 tra Corea e Giappone per risarcire le vittime del sistema giapponese di prostituzione forzata e la dichiarazione congiunta del 2021 tra Germania e Namibia, relativa al genocidio dei popoli Nama e OvaHerero. Questo articolo intende studiare il ruolo che le vittime di quelle violenze (o meglio, i loro discendenti e rappresentanti) hanno svolto nel processo di negoziazione e conclusione di queste intese: la mancata (o limitata) partecipazione delle vittime al processo negoziale sembra infatti all’origine di un sostanziale fallimento di almeno due di questi accordi. Appare dunque interessante domandarsi – anche alla luce di alcune recenti prassi statali e prese di posizione di organi delle Nazioni Unite – se il c.d. treatymaking power sia ancora una prerogativa esclusiva degli Stati (ovvero dei governi e, talvolta, dei parlamenti nazionali) o si possa invece immaginare un’evoluzione del diritto internazionale nel senso di rendere vincolante, almeno per determinate tipologie di accordi, il coinvolgimento di alcuni individui o gruppi di individui nel processo di negoziazione e conclusione dei trattati internazionali.

Il seguente saggio si pone l’obbiettivo di analizzare il modo in cui è stata narrata la “defascistizzazione” italiana, vale a dire quel processo di rimozione dagli incarichi pubblici, procedimenti penali e sequestro di beni dei fascisti iniziato dopo la caduta del regime e, con maggiore intensità, alla fine della Seconda guerra mondiale. Il punto di vista scelto è quello degli agenti di questo fenomeno, cioè gli “epuratori”, coloro che ebbero il compito di giudicare il passato degli altri in veste di rappresentanti dell’Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo, magistrati o politici che fossero. Attraverso l’utilizzo di testimonianze dirette e inchieste riservate, con gli elementi necessari alla loro contestualizzazione, si cercherà di capire le ragioni di un ricordo sostanzialmente negativo per un fenomeno alla base dell’Italia repubblicana.

Il contributo propone un’analisi del dibattito giornalistico sulla relazione tra fascismo e antisemitismo nella Tunisia sotto protettorato francese, analizzando la stampa locale in lingua italiana e francese tra il 1922 e il 1938. L’autore intende indagare in quali cir--costanze storiche e in quali forme venisse evocata e discussa la questione dell’antise--mitismo fascista, per meglio cogliere l’immagine dell’Italia e del regime che circolava nell’opinione pubblica straniera del tempo. L’analisi mette in luce come, nell’interpre--tazione che i giornali diedero degli eventi, si intrecciarono dinamiche internazionali – come l’ascesa del nazismo – e vicende periferiche di corto respiro, che spesso implica--vano gli ebrei italiani presenti nel paese. Dall’interazione, talvolta conflittuale, tra que--sti poli opposti emerse una rappresentazione originale delle vicende che coinvolsero gli ebrei nell’Italia fascista.

Nell’ambito del recente interesse per la nozione di informalità tra gli studiosi del Nord globale, si è assistito a una proliferazione di studi sull’abitare informale nelle città del “primo mondo”. Sorprendentemente, tuttavia, e con poche notevoli eccezioni, gli storici della prima età moderna hanno prestato scarsa attenzione alle pratiche abitative marginali nelle società di Antico regime. Anche quando vengono considerate le condizioni abitative delle fasce più povere della popolazione residente, la maggior parte degli studi sembra supporre che anche i più indigenti avessero comunque accesso a una qualche forma di alloggio. Non sempre, tuttavia, le cose stavano davvero così: a volte la povertà poteva essere così estrema da rendere inaccessibile anche la soluzione abitativa più economica, e quando non si era in grado di attingere alle risorse sociali del credito, della carità o del vicinato, le strategie abitative non convenzionali potevano rappresentare l’unica opzione residua. Basandosi su alcune fonti romane del XVII secolo, l’articolo intende richiamare l’attenzione storiografica su queste pratiche, offrendo alcune riflessioni metodologiche sui nodi principali che il loro studio comporta.

Maria Bologna, Francesco Paolella

Recensioni

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

Giorgio Mattei

L’impatto dei cammini sulla salute mentale: il caso di studio della Via Vandelli

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

Con l’inizio della pandemia di Covid19 nel 2020 i cammini hanno conosciuto un successo crescente. Obiettivo di questo contributo è approfondire l’impatto dei cammini sulla salute mentale. Non esistendo una definizione standard di cammini, basandosi sulla letteratura disponibile si definiranno cammini brevi quelli che durano un giorno e hanno lunghezza massima di 12 chilometri, e cammini lunghi quelli che durano più giorni e possono superare i 100 chilometri. Il focus del presente contributo è sui cammini lunghi. Dopo aver approfondito la letteratura scientifica sull’argomento vengono presentati alcuni esempi clinici che concludono la prima parte. Nella seconda parte dell’articolo, verrà esaminato in dettaglio il caso di studio della Via Vandelli. Questo cammino si basa sull’omonima strada ducale del XVIII secolo, che attraversa EmiliaRomagna e Toscana, collegando Modena e Sassuolo alla città di Massa. La Via Vandelli offre l’opportunità di esplorare l’impatto dei cammini sulla salute mentale e sul benessere economico dei territori che attraversano.

Cosimo Schinaia

I meccanismi di difesa individuali e gruppali nei confronti della crisi ambientale

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

Dopo una breve disamina delle principali posizioni della psicoanalisi da Freud ai giorni nostri, l’articolo entra specificamente nel merito dei più significativi meccanismi di difesa, sia a livello individuale che gruppale, nei confronti della presa di coscienza della gravità della crisi climatica in atto. Per rispondere adeguatamente si rende necessario modificare le dinamiche e gli stili di vita individuali e familiari e permettere, in una ritrovata dimensione di collaborazione fraterna, che ogni singola azione sostenibile sia creativa, rispettosamente riparativa e diventi parte di un rinnovamento globale attraverso una riassunzione di responsabilità individuale, in un orizzonte di senso che faccia riferimento rigorosamente al principio di realtà, ma opponendosi allo scetticismo di chi pensa che il singolo sia condannato all’impotenza. La psicoanalisi non è un lusso, ma un necessario strumento indagante da aggiungere agli strumenti riparatori di cui disponiamo per la salvezza del pianeta e del genere umano. La psicoanalisi può contribuire a mettere al centro della vita umana altri valori rispetto alla continua espansione del consumo e della produzione, a ravvivare in se stessi la capacità di pensare e sognare un futuro migliore e di impegnarsi e contribuire alla valorizzazione del senso della misura e al mantenimento di una vita sufficientemente buona, in cui possa esserci spazio per l’amore e la creatività, contrastando il pensiero magico e illusorio e contemplando con integrità e sincerità anche gli aspetti spiacevoli dell’esistenza senza forzature e scorciatoie maniacali.

Federica Odello, Stefania Marengo, Roberto Keller

I benefici terapeutici degli interventi abilitativi in contesto naturalistico per adulti con disturbi dello spettro autistico: dal cammino alla vela

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

I disturbi dello spettro autistico sono condizioni neuroevolutive complesse per il loro coinvolgimento multisistemico, che comprende aspetti sociocomunicativi, psicologici e internistici (sistemi immunitario, neurologico, gastrointestinale e metabolico). Le persone autistiche presentano maggiori rischi di salute e una più alta probabilità di sviluppare comorbilità psicopatologiche. È quindi necessario un approccio integrato e globale alla cura e all’abilitazione. Gli interventi di educazione fisicomotoria utilizzano lo sport per migliorare il funzionamento fisico, sensomotorio, cognitivo, comunicativo, sociale, adattivo, psicologico e medicointernistico. Attività come trekking e vela possono favorire il benessere generale: camminare riduce il rischio cardiovascolare e depressivo, mentre la vela promuove abilità motorie e sociali complesse, in particolare la cooperazione. Queste esperienze sostengono lo sviluppo di autonomie, la socializzazione, l’inclusione e la possibilità di turismo accessibile. La letteratura sull’efficacia di tali interventi negli adulti con autismo è ancora limitata. Il Centro Regionale Esperto per l’ASD in Età Adulta (ASL Città di Torino) promuove progetti abilitativi in setting naturalistici, come spazi verdi e blu, per favorire apprendimenti stabili e generalizzabili. I benefici dello sport si sommano a quelli della natura: miglioramento delle funzioni cardiovascolari, riduzione di ansia e depressione, potenziamento delle abilità cognitive e sociocomunicative, miglioramento del profilo sensoriale e della qualità di vita. Su questi principi si fondano progetti come CONTATTO®, Via Francigena for All – Francigena in Blu e CONTATTO® VELA, rivolti ad adulti autistici, che favoriscono arricchimento adattivo e crescita attraverso lo sport, la condivisione e l’esperienza nella natura. L’articolo illustra i principi, la metodologia e le prospettive future di tali interventi.

Caterina Ambrosi Zaiontz, Vittoria Ardino, Giovanni Bucci, Desirè Gaj

Gli Interventi Assistiti con gli Animali e salute mentale: efficacia transdiagnostica nel ciclo di vita

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

La salute mentale comporta un impatto significativo sul funzionamento e sul benessere quotidiano delle persone. I dati evidenziano che i trattamenti tradizionali non sempre sono efficaci nella modulazione dei sintomi e nell’agire sulla resistenza al trattamento. D’altro canto, le terapie cosiddette complementari, come gli Interventi e le Terapie Assistite dagli Animali, attraverso la relazione essere umanoanimale, costituiscono un’importante integrazione o alternativa, come la recente letteratura scientifica ha dimostrato. Gli Interventi Assistiti con gli Animali rappresentano un intervento terapeuticoriabilitativo riconosciuto e normato dal Ministero della Salute italiano. L’obiettivo di questo contributo è di evidenziare il ruolo di tali interventi nel modulare gli esiti psicopatologici dovuti a diverse vulnerabilità nella sfera della salute mentale e nel favorire il benessere psicofisico lungo l’arco della vita. Nello specifico, il contributo evidenzia i meccanismi attraverso i quali la presenza dell’animale facilita il lavoro terapeutico, quali la coregolazione neurofisiologica ed emotiva, la mentalizzazione e il flow dei processi cognitivi nonché il consolidamento dello span di attenzione. L’efficacia degli interventi riguarda, inoltre, gli indicatori comportamentali, laddove siano presenti disfunzionalità, e le competenze psicosociali. L’articolo, inoltre, presenta due esemplificazioni di intervento: la prima riguarda l’ambito della salute mentale con un riferimento particolare al trauma psicologico e alle sue sindromi e il secondo fa riferimento al contesto geriatico dove gli studi mostrano l’efficacia nella riduzione dei sintomi ansiosodepressivi, nello stimolare la capacità riflessiva e la memoria di lavoro favorendo un aumento delle interazioni sociali; la seconda riguarda il lavoro su problematiche transdiagnostiche legate alla compromissione della regolazione emotiva (trauma, disturbi di personalità, antisocialità).

Gaspare Palmieri

Natura e benessere psicologico: esperienze di mindfulness outdoor

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

Questo articolo si propone di esporre e discutere diverse evidenze e riflessioni relative a come il contatto con l’ambiente naturale possa essere di beneficio sul piano psicologico, in particolare nella riduzione dello stress, con ripercussioni anche sull’umore, sui livelli di ansia e sul benessere soggettivo. Le esperienze immersive finalizzate al miglioramento nel benessere psicofisico sono nate in Giappone negli anni ‘80, con il nome di “bagni di foresta” (shinrinyoku). Negli anni ‘90 in California si è sviluppata invece l’ecopsicologia, una branca della psicologia che studia il rapporto tra ambiente e psiche e come il contesto esterno possa avere un impatto sull’“interno” dell’individuo. Più recentemente si stanno definendo le indicazioni di una vera e propria “terapia forestale”, ovvero protocolli clinici di esposizione alla natura che possano avere una valenza terapeutica in certi disturbi come l’asma bronchiale, i disturbi cardiovascolari nonché i disturbi mentali e da stress. Si partirà dalla descrizione di queste esperienze, per approdare infine alle pratiche di mindfulness outdoor. Mindfulness è un tipo di meditazione che deriva dalle tradizioni contemplative orientali e che ha ormai tantissime evidenze di efficacia nella riduzione dello stress e nel trattamento di diversi disturbi psichiatrici. I protocolli di mindfulness vengono normalmente proposti in luoghi al chiuso, ma sta crescendo l’utilizzo di queste pratiche anche in contesti naturali, dove la consapevolezza dell’esperienza sensoriale può essere facilitata. In particolare, verranno descritte alcune pratiche di consapevolezza outdoor, fornendo esempi di esperienze con gruppi non clinici e con un gruppo di minori affetti da ADHD e le loro famiglie.

Livio Picchetto, Francesca Sireci, Gloria Bizzarri4, Valentina Moretti, Paolo Di Benedetto

Montagnaterapia e dipendenze patologiche

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

La Montagnaterapia rappresenta un approccio terapeuticoriabilitativo che integra il contesto naturale montano nei percorsi di cura rivolti a soggetti affetti da svariate patologie psichiatriche, tra cui anche le dipendenze patologiche. Nata in Italia negli anni ‘90, questa pratica si fonda su una concezione biopsicosociale della salute, con particolare attenzione alla relazione tra individuo, ambiente e gruppo. Il presente contributo esplora i fondamenti storici e teorici della Montagnaterapia, le sue applicazioni nei contesti delle dipendenze da sostanze, i riferimenti neuroscientifici e psicoanalitici, nonché i modelli attuativi presenti sul territorio nazionale. L’esperienza in montagna viene analizzata come occasione di autoregolazione, simbolizzazione del desiderio, riconfigurazione narrativa e reintegrazione sociale. I dati presentati sulle dipendenze da sostanze offrono prospettive promettenti, ma necessitano di essere arricchiti. Anche le dipendenze comportamentali, oggetto di emergente interesse e consapevolezza da un punto di vista sia scientifico che sociale, rappresentano un potenziale scenario di applicazione.

Matteo Tonna

La montagnaterapia: applicazioni nella gestione dei disturbi dello spettro schizofrenico

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

La montagnaterapia si riferisce ad uno specifico approccio metodologico a carattere terapeuticoriabilitativo, finalizzato alla prevenzione secondaria, alla cura e alla riabilitazione degli individui portatori di differenti patologie e progettato per svolgersi nell’ambiente culturale e naturale della montagna. Il presente contributo mira ad un inquadramento neuroscientifico e fenomenologico della montagnaterapia, chiarendone la specificità nell’ambito dei disturbi dello spettro schizofrenico. Secondo un orientamento fenomenologico, le eterogenee costellazioni sintomatologiche della schizofrenia possono essere ricomprese entro una condizione basale di disincarnazione (disembodiment), ovvero una compromissione primaria del Sé corporeo. Il Sé corporeo si costruisce durante l’ontogenesi nell’esperienza sensomotoria di una persona in relazione al suo ambiente; è pertanto per sua natura dinamico e intersoggettivo, plasmandosi fin dall’inizio nella relazione con gli altri e per mezzo delle nostre potenzialità di azione. Sul piano neurofisiologico, il Sé corporeo si radica su una estesa rete neurale di integrazione sensomotoria. Durante l’evoluzione, questa stessa diffusa connettività sensomotoria è stata ampiamente riutilizzata al servizio di proprietà emergenti specificatamente umane, portando ad un delicato equilibrio neuroevolutivo tra una rete sinaptica geneticamente cablata preposta alla organizzazione sensomotoria di base e flessibili pattern di riconfigurazione neurale, modellati dal milieu socioculturale, per alte funzioni cognitive, sociali e linguistiche. Il “costo” di tale flessibilità è la vulnerabilità, intrinseca al sistema, ad una eccessiva lassità neurale fino alla completa disconnettività, rappresentata dal fenotipo schizotassico. La perdita della “evidenza naturale” nella schizofrenia è pertanto la perdita di quel sentire preriflessivo, mediato dal nostro corpo, che colora ogni nostra relazione di un vissuto di familiarità. La montagna è l’ambiente in cui più agevolmente può essere costituita tale “naturalità”. In montagna tutto ritorna a livelli più basali, a stimoli elementari, univoci ed essenziali, legati ad un sentire corporeo, che diventa pertanto potente fattore di riorganizzazione cognitivoaffettiva in soggetti ove questa stessa esperienza è notevolmente indebolita.

Giorgio Mattei, Silvia Ferrari, Giulia Ferrazzi, Jacopo Santambrogio

Editoriale

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 3 / 2025

Salvatore Coscarelli

DOSSIER. Il forum necessitatis quale strumento di garanzia del riconoscimento della filiazione

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 2 / 2025

Il presente contributo intende riflettere in merito al forum necessitatis che l’Unione europea propone di adottare determinando quali siano le autorità giudiziarie degli Stati membri competenti a trattare questioni relative alla filiazione in situazioni transfrontaliere. La proposta di “Regolamento del Consiglio relativo alla competenza, alla legge applicabile e al riconoscimento delle decisioni e all’accettazione degli atti pubblici in materia di filiazione e alla creazione di un certificato europeo di filiazione”, in riferimento al forum necessitatis, pone dal punto di vista interpretativo delicate questioni in ordine all’accesso alla giustizia ed alla scelta del foro competente in ossequio al principio del migliore interesse del minore.

Luis Andrés Pelegrino Toraño

Osservatorio Europeo Cambiamenti nelle fonti di filiazione a Cuba dopo la recente adozione del Codice delle Famiglie

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 2 / 2025

Il contributo riassume i cambiamenti introdotti nell’ordinamento giuridico cubano in materia di fonti di filiazione dopo l’approvazione del Codice delle Famiglie nel settembre 2022. Si parte dall’illustrazione del sistema delle fonti che operava prima della nuova legge e di come si sia reso necessario riformarlo dopo l’entrata in vigore della Costituzione del 2019. Si studia quindi la coerenza con il sistema costituzionale dell’introduzione di figure come l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso, la regolamentazione delle tecniche di riproduzione assistita eterologa, o la regolamentazione della multigenitorialità e della solidarietà gestazionale. In ogni caso, si analizzano le caratteristiche delle figure, nonché le questioni critiche di alcune di esse, concludendo però, che il legislatore cubano ha fatto bene a incorporare in norme infracostituzionali la pluralità di situazioni familiari che si manifestano socialmente e che richiedevano un’attenzione normativa dopo il rifiuto del diritto tradizionale.

Il contributo analizza il contenuto della proposta di riforma costituzionale della magistratura A.S. 1353, volta a introdurre la separazione delle carriere, nonché rilevanti modifiche nell’assetto degli organi di amministrazione e disciplinare del potere giudiziario, analizzando i fini che muovono detta proposta di riforma e interrogandosi sulla razionalità delle misure predisposte e sui possibili effetti sistemici, nonché sulla idoneità dell’intervento a concretizzare i valori fondativi della Carta costituzionale

Il saggio esamina criticamente il Rapporto redatto dalla Commissione mista istituita presso il Consiglio Superiore della Magistratura, incaricata di approfondire le problematiche legate alla magistratura di sorveglianza e all’esecuzione penale (12 novembre 2024) sullo stato attuale delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS). Dopo aver ricostruito il percorso storico e legislativo della deistituzionalizzazione psichiatrica in Italia – avviato con la legge n. 180/1978 e culminato con la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) tramite la legge n. 81/2014 – si evidenzia come alcune proposte contenute nel Rapporto, in particolare l’istituzione di strutture ad alta sicurezza per soggetti ritenuti “inemendabili” e il trasferimento della gestione delle REMS al Ministero della Giustizia, rappresentino una regressione rispetto ai principi costituzionali di tutela della salute e della dignità umana. Tali proposte, radicate in una visione custodialistica e stigmatizzante della malattia mentale, risultano incompatibili con il principio personalista (art. 2 Cost.) e con la funzione rieducativa della pena (art. 27, c. 3, Cost.), oltre a contraddire la giurisprudenza costituzionale consolidata. Il saggio riafferma la centralità della cura come pratica eman-cipativa – e non meramente terapeutica – ispirandosi al pensiero di Franco Basaglia e alla psichiatria anti-istituzionale, sottolineando l’inviolabilità del diritto alla salute mentale, anche per coloro che hanno commesso reati.

Ugo Adamo

Critica di una discutibile Relazione sulle REMS presentata al CSM

CITTADINANZA EUROPEA (LA)

Fascicolo: 2 / 2025

Il saggio esamina criticamente il Rapporto redatto dalla Commissione mista istituita presso il Consiglio Superiore della Magistratura, incaricata di approfondire le problematiche legate alla magistratura di sorveglianza e all’esecuzione penale (12 novembre 2024) sullo stato attuale delle Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS). Dopo aver ricostruito il percorso storico e legislativo della deistituzionalizzazione psichiatrica in Italia – avviato con la legge n. 180/1978 e culminato con la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) tramite la legge n. 81/2014 – si evidenzia come alcune proposte contenute nel Rapporto, in particolare l’istituzione di strutture ad alta sicurezza per soggetti ritenuti “inemendabili” e il trasferimento della gestione delle REMS al Ministero della Giustizia, rappresentino una regressione rispetto ai principi costituzionali di tutela della salute e della dignità umana. Tali proposte, radicate in una visione custodialistica e stigmatizzante della malattia mentale, risultano incompatibili con il principio personalista (art. 2 Cost.) e con la funzione rieducativa della pena (art. 27, c. 3, Cost.), oltre a contraddire la giurisprudenza costituzionale consolidata. Il saggio riafferma la centralità della cura come pratica eman-cipativa – e non meramente terapeutica – ispirandosi al pensiero di Franco Basaglia e alla psichiatria anti-istituzionale, sottolineando l’inviolabilità del diritto alla salute mentale, anche per coloro che hanno commesso reati.