«Se un nuovo paradigma della politica dovrà nascere, sulla rovina di quello dei moderni, questo non potrà che ridefinirsi a partire da qui. Da questo luogo comune spazio problematico, terra di nessuno in cui sembrano convergere le principali linee di riflessione sulla cesura che ha spezzato la logica politica dominante e sul suo possibile al di là. Diverse certo, per sensibilità, origine, identità, ma accomunate da un medesimo tratto: impegnate, tutte (...) a comunicare ed elaborare la medesima, condivisa e impellente, esigenza di depotenziamento. Il bisogno di un abbassamento. Di un ridimensionamento dell’enfasi sui mezzi di potenza. Addirittura, per molti aspetti, di una critica esplicita alla categoria stessa della Potenza (fonte di mali più che strumento delle soluzioni), a favore invece di logiche altre: cooperative, connettive, relazionali». (M. Revelli, La politica perduta)