C’è un comune denominatore che accomuna i movimenti estremisti e le azioni da questi commessi in Nigeria, come nel Nord Iraq, ovvero in Syria, Somalia, Pakistan. Sebbene possano mutare le località geopolitiche e le denominazioni di tali gruppi radicali, la agenda di questi ultimi rimane invariata sul tema delle donne e sulla condotta nei loro confronti. Limitare l’accesso delle donne alla educazione, restringere la loro partecipazione nella vita politica ed economica, sopprimere la loro identità e autonomia attraverso la violenza fisica e psicologica. Di queste violazioni, frutto di un conservatorismo fondamentalista, si nutrono gli estremisti di ogni religione a fronte dei quali, invece, la promozione delle donne come motrici di pace e sicurezza deve essere una delle risposte della comunità internazionale contro la radicalizzazione. Questo lavoro intende esaminare il ruolo sociale delle donne nella prevenzione delle forme estreme di violenza e nella promozione della sicurezza e della pace anche attraverso l’analisi degli strumenti giuridici internazionali che tale ruolo hanno riconosciuto e consacrato. Può esistere una effettiva sicurezza sociale senza il coinvolgimento delle donne nei processi decisionali? Questa è la domanda cui questo lavoro intende rispondere, anche attraverso l’analisi di una delle esperienze più recenti di partecipazione delle donne a quello che è considerato uno dei fenomeni sociali e politici tra i più rielevanti degli ultimi anni: le Primavere arabe che nel 2011 hanno investito la Regione del Nord Africa e del Medio Oriente, altrimenti detta area Mena.