Il vissuto della legge si modifica con l’età. Nei primi anni di vita si apprendono modelli comportamentali dall’ambiente, soprattutto familiare, si imparano le norme in rapporto all’educazione che si riceve. Molti bambini sanno cogliere e discriminare gli aspetti positivi e negativi della vita, come se, attraverso il corso
delle generazioni, venga trasmessa quale patrimonio culturale la capacità di discernere la gioia e il dolore, di assimilare quella legge morale che consente di separare il lecito dall’illecito. Ma spesso i bambini sono inconsapevoli dei loro gesti e possono commettere reati, senza valutarne le conseguenze, a volte per emulare messaggi mediatici. Gli adolescenti desiderano affermare la propria identità, tendono a contestare gli adulti, le loro norme e i loro stili di pensiero, cercano la verità, il senso della vita e per questo sfidano il mondo e le sue leggi. Sono inclini a trasgredire, attuando talvolta condotte devianti di vario genere, compiendo, verso gli altri o se stessi, atti legalmente perseguibili, dei quali non sempre si rendono pienamente conto. Agli adulti viene richiesta una consapevolezza ed una coerenza nell’osservanza della legge; essi di solito gestiscono l’organizzazione familiare e sociale; a volte lo fanno in modo autoritario, aggredendo chi ha un ruolo subordinato: donne, bambini, vecchi, poveri, disabili. Gli anziani vengono considerati in termini di pregiudizi o, sulla base del loro sapere ed esperienza, i referenti della legge civica e morale: da essi si attendono capacità riflessiva, ponderazione, mediazione sui fatti e le ragioni del vivere comune. Ma molti anziani sono emarginati, aggrediti, abbandonati, specie nelle metropoli; qualche volta sono protagonisti di reati e di gesti autolesivi. E’ soprattutto ai vecchi che si richiede la sapienza di una legge interiore.