Direzione: Riccardo Prandini
Comitato scientifico: Maurizio Ambrosini (Università di Milano) - Andrea Bassi (Università di Bologna) - Maurizio Bergamaschi (Università di Bologna) - Vando Borghi (Università di Bologna) - Paola Borgna (Università di Torino) - Matteo Bortolini (Università di Padova) - Alberto Cevolini (Università di Modena e Reggio Emilia) - Giancarlo Corsi (Università di Modena e Reggio Emilia) - Andrea Cossu (Università di Trento) - Luca Diotallevi (Università di Roma Tre) - Luca Fazzi (Università di Trento) - Rosangela Lodigiani (Università Cattolica di Milano) - Tito Marci (Università di Roma, Sapienza) - Luca Martignani (Università di Bologna) - Antonio Maturo (Università di Bologna) - Giorgio Osti (Università di Trieste) - Emmanuele Pavolini (Università di Macerata) - Luigi Pellizzoni (Università di Pisa) - Massimo Pendenza (Università di Salerno) - Luigi Tronca (Università di Verona).
La società che generò come suo modo di auto-descrizione la sociologia – e che è poi diventata società moderna – sta mutando a ritmi così accelerati che è possibile prevederne solo l’imprevedibilità.
Al limite del pensabile esiste già una società mutagena, capace cioè di mutare i suoi stessi elementi costitutivi, in particolare gli esseri umani e le loro forme di comunicazione, sostituendoli con altro. Ma questa società – caratterizzata dalla potenza di un impianto tecno-scientifico pervasivo, dallo sviluppo accelerato dei nuovi media, dall’alba di una civiltà robotica assistita da forme di computazione artificiali, dalla reticolazione comunicativa del globo – convive con la persistenza e il ritorno di culture e modi di vita arcaici. È in questo unico globo – nebulizzato in molteplici e dissonanti di sfere di significato – in questa unitas multiplex confliggente, in questo poliedro complesso che coesistono le “Vite parallele”.
Vite che scorrono indifferenti le une alle altre, che si sfiorano, si scontrano, si ibridano, convivono, si arricchiscono, si eliminano, si amano, generano nuova vita e morte. Vite incluse ed escluse nel sociale istituito; vite piene e vuote di significato; vite di scarto e d’abbondanza; vite culturalmente egemoni e subalterne; vite sane e malate; vite comunicanti e incomunicanti; vite abili e diversabili; vite che si nutrono di trascendenza e di immanenza; vite semplici e complesse; vite umane, disumane e postumane; vite libere e schiave; vite in pace o in guerra; vite felici e infelici; vite naturali e artificiali, vite reali e virtuali, vite che abitano in un luogo o ovunque; vite connesse o sconnesse. Queste “Vite parallele” possono manifestarsi in spazi geopolitici diversi e separati, ma anche nello stesso spazio sociale, dentro a una solo a organizzazione, a una famiglia, a una stessa vita personale. Vite molteplici che non possono più fare affidamento su una sola definizione della realtà, da qualsiasi voce essa provenga.
Ordini sociali che debbono fondarsi su una realtà fatta di possibilità e di contingenze, di livelli diversi che si intersecano, ibridano, intrecciano o che si dividono, fratturano e sfilacciano. Ordini che sono irritati costantemente dal disordine: ordini dove l’incontro può sempre trasformarsi in scontro e dove dagli scontri possono nascere costantemente incontri.
Queste “Vite parallele” necessitano di un nuovo modo di pensare il sociale, le sue linee di faglia, le sue pieghe, le sue catastrofi, i tumulti che fanno emergere nuove e inattese realtà. Una sociologia in cerca di una ontologia del sociale specifica; di metodi adatti per analizzarla e di teorie sufficientemente riflessive da comprendere se stesse come parte della realtà osservata. Una sociologia che sappia riacquisire uno spazio di visibilità nel dibattito pubblico, intervenendo con conoscenze solide, ma anche con riflessioni e proposte teoriche critiche e immaginative.
La Collana ospiterà saggi e ricerche che sapranno connettersi ai temi appena esplicitati, con particolare attenzione ai giovani ricercatori, ma anche a traduzioni di opere che siano di chiaro interesse per lo sviluppo del programma.
I testi sono sottoposti a una Peer Review double blind.