Lavoratori immigrati e apporto contributivo

Titolo Rivista AFFARI SOCIALI INTERNAZIONALI
Autori/Curatori Massimo Saraz
Anno di pubblicazione 2002 Fascicolo 2002/3
Lingua Italiano Numero pagine 6 P. Dimensione file 17 KB
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Non è possibile prevenire, regolare e programmare i flussi migratori dal Sud povero del mondo senza porsi il problema, in parallelo, di politiche di cooperazione, di interventi - anche sulla mobilità dei capitali e, con le rimesse, dei risparmi dei migranti- idonei a contrastare il divario socio-economico, la morsa del debito, i deficit di bilancio, la carenza di investimenti, il sottosviluppo. In questa direzione - quella di capire se e fino a qual punto le rimesse siano in grado di "esercitare un impatto positivo ai fini dello sviluppo" - va la pregevole ricerca della Caritas su "Il risparmio degli immigrati e i paesi di origine: il caso italiano". Mentre la ricerca della Caritas misura e analizza la massa finanziaria delle rimesse, questo articolo tratta il versante interno del risparmio previdenziale, e quindi l'apporto dei contributi che i datori di lavoro e i lavoratori migranti riversano nel sistema di previdenza e di assistenza sociale. Contributi - sottolinea subito l’Autore - prevalentemente in entrata, considerato che le uscite per le prestazioni, specie pensionistiche, sono decisamente di ridotta entità, vista la giovane età dei migranti. I "contributi" previdenziali riguardano un milione e 92.000 soggetti con permesso di soggiorno per motivi di lavoro o che consentano l'attività lavorativa, che nell'anno 2000 il Ministero dell'Interno ha segnalato all'INPS. Ma nella realtà, di questi lavoratori immigrati, risultano abbinati - e quindi presenti nel gennaio di quest'anno negli archivi dell'INPS - circa la metà; per l'esattezza 531.063 unità, alle quali si devono aggiungere altre 135.268 unità abbinate con l'archivio dell'INAIL che registra in tempo reale, tramite la denuncia di assunzione, la nuova occupazione regolare sia italiana che extracomunitaria. Un totale quindi di 666.321 lavoratori con iscrizione contributiva nei nostri archivi, rispetto alla cifra quasi doppia di quanti abbiamo visto titolari di permesso di soggiorno per motivi attinenti al lavoro sia dipendente che autonomo. Questo divario, oltre che a difficoltà tecniche di abbinamento degli è dovuto in primo luogo all'incidenza dell'economia sommersa, all'evasione contributiva da parte dei datori di lavoro, e alla diffusione del lavoro nero. Un incremento positivo alla regolarità interverrà con l’applicazione della legge n.383/2001 che prevede il pagamento dei contributi anche pregressi, per i lavoratori in nero; con il disegno di legge n.795 che vincola il permesso di soggiorno al contratto di lavoro e con i nuovi flussi migratori previsti per il 2002 pari a circa 80.000 unità e 33.000 occupati stagionali.;

Massimo Saraz, Lavoratori immigrati e apporto contributivo in "AFFARI SOCIALI INTERNAZIONALI" 3/2002, pp , DOI: