Nobiltà e rivoluzione. A prima vista l'accostamento sembra assurdo, eppure Marc-René de Voyer de Paulmy d'Argenson (1771-1842), erede di una delle più prestigiose dinastie nobiliari francesi, appassionatamente impegnato in un'attività politica volta a realizzare gli ideali dei «lumi» e quelli del giacobinismo più radicale, costituisce la dimostrazione più evidente dell'impossibilità di chiudere in forme schematiche l'irresistibile fantasia della storia reale. D'Argenson passa dal mondo dell'ancien regime alla rivoluzione francese, al periodo napoleonico, alla Restaurazione, alla svolta di Luigi Filippo, portando con sé l'eredità di una nobiltà intelligente e attiva, mai incline a illanguidirsi nel ricordo dei passati privilegi e pronta a lottare perché queste antiche prerogative non finiscano per risorgere nelle pretese dei nuovi ceti emergenti. Così Voyer d'Argenson finisce per trovarsi, nel 1830, al fianco di Filippo Buonarroti, offrendo l'immagine affascinante ma «scandalosa» di un pari di Francia pronto a sostenere le ragioni dell'ideologia egualitaria. In Appendice il volume offre la prima versione italiana del Paradosso di un ricco dai sentimenti popolari il pamphlet che procurerà a questa straordinaria figura di marchese rivoluzionario un clamoroso processo per «incitamento all'odio di classe».

Roberto Tumminelli svolge da anni attività didattica e di ricerca presso l'Istituto di Studi Storici della Facoltà di Scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano, occupandosi in particolare dei rapporti fra ancien regime, rivoluzione francese e pensiero politico del XVIII e XIX secolo. Ha pubblicato, Etienne Cabet Critica della società e alternativa di Icaria (Milano, 1981), la versione italiana del Viaggio in Icaria di Cabet (Napoli, 1983), Dézamy e l'utopia sociale (Milano, 1984),