La riforma psichiatrica italiana è nata al culmine di un movimento che per propria scelta di fondo ha "messo fra parentesi" il problema dell'origine delle malattie mentali, senza peraltro negarne mai l'esistenza. Questa scelta è stata Indubbiamente utile ai fini del rapido cambiamento del sistema psichiatrico pubblico, che è uscito dal limite strutturale della semplice custodia per avviarsi verso funzioni più propriamente terapeutiche. Ma proprio la riformulazione degli obiettivi in termini terapeutici richiede che la <

Questo studio, che propone in una visione sintetica quanto oggi è scientificamente noto sui rapporti tra l'ambiente, familiare, sanitario, sociale. e la psicosi più diffusa, la schizofrenia, vuole essere un contributo in questa direzione.

Ciò che ne risulta è un'ipotesi etiopatogenetica ambientalista della schizofrenia, cioè una concezione della psicosi che non considera indispensabile l'intervento di anomalie somatiche nella sua genesi, la quale è piuttosto ricondotta alla complessa azione dei rapporti che il (futuro) paziente ha con numerose e diverse persone nell'arco della sua vita.

Un altro risultato di questa ricerca riguarda indirettamente l'attuale organizzazione dei servizi psichiatrici in Italia. Se ne può infatti dedurre che il loro assetto, dopo la legge 180/1978, non è più in aperta contraddizione con le esigenze terapeutiche di gran parte degli schizofrenici, e che in questo nuovo contesto si danno le possibilità strutturali di affrontarne con prospettive di successo I gravi problemi.

Giorgio G. Alberti, psichiatra, aiuto presso il Servizio di psichiatria dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano e responsabile del Centro psico-sociale della Zona 3 della stessa città, si occupa da anni di problemi inerenti alla riforma dei servizi psichiatrici pubblici, a cui ha dedicato. oltre a numerosi articoli, anche (in collaborazione con G.F. Goldwurm e altri autori) il volume Dal manicomio al territorio (Roma, 1978).