La diffusione degli elaboratori elettronici nelle organizzazioni produttive pone, sotto profili inediti, il problema della legittimità dell'uso di apparecchiature in grado di essere utilizzate per fini di controllo a distanza dei lavoratori, e/o in grado di memorizzare e combinare una grande quantità di informazioni sulla loro vita e sulle loro abitudini lavorative.

Si tratta di una situazione senza dubbio nuova e non certo prevista dalla legislazione dello Statuto dei lavoratori, al momento in cui formulò le disposizioni contenute negli artt. 4 ed 8 della legge del 1970. Ma proprio per tal motivo essa fornisce un banco di prova, per così dire privilegiato, per misurare l'impatto delle nuove tecnologie su di una struttura normativa che sembra, almeno ad uno sguardo superficiale, mostrare un po' la corda.

Questo studio, frutto di una ricerca condotta dall'IDLeRI (Istituto di diritto del lavoro e di relazioni industriali, presieduto da Gino Giugni), si propone di fornire una prima risposta all'interrogativo implicitamente formulato sopra, tentando di approfondire le interpretazioni che hanno avuto norme, come gli artt. 4 ed 8 dello Statuto, che più da vicino sono interessate dalla diffusione degli elaboratori elettronici. E, al tempo stesso, anche di offrire agli studiosi elementi di riflessione per una lettura delle stesse aggiornata alla nuova realtà tecnologica, che non sia penalizzante nei confronti di quest'ultima, e, contemporaneamente, che sia in grado di offrire una rinnovata protezione alla riservatezza ed alla dignità dei prestatori di lavoro.