Il libro vuole essere un contributo alla storia dell'"epurazione", in gran parte ancora da scrivere. Non poche sono le conclusioni suggerite, sull'argomento, dalle vicende trasformistiche degli industriali e manager di Stato prese in esame.

Una ormai consolidata tradizione politico-storiografica ha imputato il fallimento dell'"epurazione" all'azione delle forze moderato-conservatrici appoggiate dagli alleati angloamericani e non contrastata dal partito comunista, che avrebbe in tal modo "tradito" le istanze rivoluzionarie delle masse popolari: l'"epurazione mancata" appare, in tale prospettiva, un aspetto della più generale "rivoluzione mancata" e quindi del più generale "tradimento".

Simile interpretazione si rivela invece, alla luce dei dati acquisiti, uno schema non esauriente, se non addirittura fuorviante. Nelle decisioni a favore degli imputati prese dai vari organi epuratori risultano spesso coinvolti rappresentanti dei partiti di sinistra e perfino una base, operaia e partigiana, che giungeva a porsi in prima fila nella difesa dei "padroni" dall'accusa di collaborazionismo e nel reclamarne il ritorno ai posti di comando.

Le masse in impaziente attesa di una rivoluzione antiborghese e anticapitalista, come logica conseguenza di quella antifascista, risultano dunque meno numerose di quanto continuano a narrare non poche storie del nostro secondo dopoguerra.