Il mondo delle migrazioni sta cambiando. Uno degli aspetti che vi contribuisce è la crescente femminilizzazione dei flussi migratori. Di queste donne che sempre di più si spostano nel mondo, iniziamo a conoscere l’entità numerica e sappiamo anche che una quota crescente è costituita da donne sole che si spostano per motivi connessi al lavoro. Solo di recente, la letteratura specializzata ha prestato attenzione alle caratteristiche del loro lavoro. Nella maggior parte delle teorie e delle ricerche, le immigrate appaiono incapaci di elaborare e mettere in campo strategie lavorative. Esse sono piuttosto viste come risorse utilizzate dagli uomini per controbilanciare e attutire i loro svantaggi lavorativi.
Sulla base di evidenza empirica sia quantitativa che qualitativa, la ricerca ha analizzato l’agire economico delle donne straniere in una regione del Mezzogiorno d’Italia. I risultati mettono in evidenza come, accanto a forme di inserimento e “carriere” lavorative tipiche per le immigrate nel lavoro dipendente, emergono forme alternative di partecipazione nella sfera del lavoro autonomo. Accanto all’imprenditorialità etnica e a forme di lavoro autonomo che si sviluppano nel contesto locale, sono emersi modelli complessi di self employment trasferiti su inediti campi di attività e di modalità organizzative. L’analisi si è concentrata in particolare su di un nuovo tipo di spazio relazionale e transnazionale. Uno spazio “allungato” tra due mondi, quello di appartenenza e quello di arrivo, nel quale si disegnano pratiche e rapporti economici e sociali che legano tra loro donne con vecchie e nuove relazioni. Le strategie che prendono forma, da un lato accrescono le potenzialità e le risorse individuali di alcune di loro, specificamente quelle che si sono spostate, dall’altro non sembrano arricchire le solidarietà e le appartenenze dentro allo stesso genere. Nuove disuguaglianze, infatti, compaiono e tagliano trasversalmente le donne appartenenti alla stessa comunità etnica. Tra chi parte e chi resta si creano catene attraverso cui transitano non soltanto risorse e legami di solidarietà e di fiducia, ma anche altri tipi di risorse. Queste si distribuiscono asimmetricamente dentro a nuovi rapporti di potere e di dominio al femminile.

Emma Corigliano insegna Sociologia dei processi economici e del lavoro presso l’Università di Bari. Si interessa dei processi che governano la razionalità delcomportamento individuale e collettivo. Tra le sue pubblicazioni si ricordano Industria, ambiente e società locale. La Fiat a Melfi (con Francesco Chiarello), F. Angeli, Milano 2002; Emozioni al lavoro, Carocci, Roma, 2001; Tempo, spazio, identità, F.Angeli, Milano, 1992; L’avventura urbana: forme e protagonisti della nuova città contadina,F. Angeli, Milano, 1989
Lidia Greco è ricercatrice di Sociologia dei processi economici e del lavoro nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Si è occupata prevalentemente di tematiche relative allo sviluppo economico ed industriale, all’analisi di genere nel settore dell’ICT e alle migrazioni. Nel 2005 ha pubblicato After the Three Italies. Industrial change and regional economic performances (Blackwell, Oxford) (insieme a Mick Dunford) e The New World of Work. Labour Markets in Contemporary Ireland (Liffey Press, Dublino) (volume collettaneo).