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Pierpaolo Martucci

Educare il selvaggio. I Lombrosiani e la delinquenza minorile

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 2 / 2025

L’articolo rievoca la concezione dell’infanzia elaborato da Cesare Lombroso, secondo la quale il bambino presenta tratti tipici del selvaggio e del delinquente ed è privo del senso morale, che si sviluppa solo tramite il percorso educativo. Questa concezione, influenzata dal darwinismo e dall’evoluzionismo ed espressa per la prima volta nel 1883, sembra in parte anticipare alcuni concetti poi elaborati da Sigmund Freud. L’affinità tra la condizione infantile e quella del selvaggio e del “pazzo morale”, evidenziata da Lombroso e Marro era largamente condivisa nella criminologia positivista, mentre in Italia cresceva l’allarme sociale per il grave incremento della devianza minorile. Nonostante la loro impostazione biodeterminista, gli studiosi lombrosiani ritenevano che, nella maggior parte dei casi, precoci e adeguati interventi educativi e formativi su fanciulli problematici potessero agevolmente riportare l’evoluzione individuale alla corretta linea filogenetica che conduceva ad un adulto onesto e socialmente responsabile. L’articolo ricorda anche il tentativo di realizzare, all’inizio del Novecento, una riforma radicale del sistema italiano di giustizia minorile, attraverso il cosiddetto “Codice Quarta”, elaborato con il contributo di illustri esponenti positivisti ma successivamente abbandonato, soprattutto per la forte ostilità espressa dalla Chiesa Cattolica.

Susanna Pietralunga, Claudia Salvioli, Roberta Farina

I nuovi volti del disagio, della devianza e della criminalità del minore. Un’analisi criminologica sugli attuali fattori di incidenza

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 2 / 2025

Il disagio giovanile, la cui insorgenza costituisce l’antecedente della possibile evoluzione verso le condotte di devianza e criminalità e verso il disagio psichico, è oggi strettamente correlato con i numerosi cambiamenti che derivano dalla transizione che caratterizza la cultura sociale nell’attuale momento storico, e che costituisce un fattore di destabilizzazione per la popolazione adulta ma, ancor più, per i minori e per i giovani, la cui struttura di personalità è ancora in via di definizione. Si segnala, perciò, l’importanza di approfondire, in particolare con gli strumenti di carattere multidisciplinare propri della Criminologia, i fattori di influenzamento che derivano dalle numerose dinamiche che, in ambito familiare e sociale, condizionano attualmente il percorso evolutivo e di crescita dei giovani.

Susanna Pietralunga, Paolo Vistoli, Davide Elia Bertani

Editoriale

RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA

Fascicolo: 2 / 2025

Ferdinando Bitonte, Giuseppe Ruggiero, Maurizio Ceccarelli, Nicoletta Cella

Libri

TERAPIA FAMILIARE

Fascicolo: 138 / 2025

- P. Coppie da salvare. La terapia come ultima occasione Milano: Raffaello Cortina 2024, pp. 464, € 32,00
- Siegel D.J., Schore A.N., Cozolino L. (a cura di) Neurobiologia interpersonale e pratica clinica Milano: Raffaello Cortina 2025, pp. 416, € 34,00
- Paris J. Miti del trauma. Perché le esperienze negative non ci fanno necessariamente ammalare Milano: Raffaello Cortina Editore 2024, pp. 192, € 20
- Ortiz F. Contrappunto cubano del tabacco e dello zucchero origini del pensiero transculturale Roma: Borla 2025, pp. 168

Monica Tosto, Alessandra Salerno, Iolanda Raciti, Aluette Merenda

Diventare madre mentre si cresce. Influenza dei processi di differenziazione del Sé sull’adattamento al ruolo genitoriale delle madri adolescenti

TERAPIA FAMILIARE

Fascicolo: 138 / 2025

Questo studio si propone di analizzare la connessione tra la differenziazione del sé e i livelli di parenting stress di un gruppo di neomamme di età compresa tra 15 e 20 anni, includendo alcune variabili moderatrici quali: l’adattamento diadico, l’autostima materna e il supporto sociale percepito. Le analisi hanno evidenziato i seguenti risultati significativi: 1) il taglio emotivo e la fusione con gli altri sono predittori del parenting stress (rispettivamente, X3: ß = -.38 con ? < .05; X4: ß = .36, con ? = .05); il taglio emotivo si è inoltre rivelato un predittore significativo dell’interazione disfunzionale genitore-figlio (ß = -.42 con ? < .05), mentre la fusione con gli altri predice un bambino difficile (ß = .39, con ? < .05). È stato riscontrato un effetto predittivo della sottodimensione positiva dell’autostima sul bambino difficile (ß = -.37; ? < .05), e un effetto predittivo della coesione diadica sul bambino difficile (ß = -.40; ? < .05). I risultati sono discussi in una prospettiva socio-culturale e considerando le loro implicazioni sulla maternità precoce, soprattutto in Italia.

Questo articolo esplora il ruolo della coppia nella psicoterapia dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), evidenziando come il partner possa rappresentare una risorsa terapeutica attiva nel percorso di cura. Attraverso l’analisi delle interazioni tra dimensioni individuali e relazionali, emerge che la terapia di coppia non solo migliora la qualità del rapporto, ma incrementa anche la consapevolezza delle vulnerabilità e delle risorse personali. Un partner consapevole delle dinamiche relazionali e delle strategie di regolazione emotiva favorisce il cambiamento e la mentalizzazione, elementi fondamentali nel trattamento dei DNA. L’approccio terapeutico deve considerare la coppia come un sistema interdipendente, in cui le dinamiche intrapsichiche e relazionali si riflettono e si amplificano reciprocamente. Creare un ambiente sicuro e supportivo all’interno della relazione potenzia l’integrazione del trattamento e la gestione efficace del disturbo. Ulteriori ricerche sono necessarie per definire i criteri ottimali di integrazione della terapia di coppia nei protocolli per i DNA.

Caterina Nardis, Costanza Giordani, Michela Quintaiè, Giulia Meneghetti, Grazia Armenia

Disturbo oppositivo provocatorio: dalla diagnosi al trattamento in un’ottica sistemico relazionale

TERAPIA FAMILIARE

Fascicolo: 138 / 2025

L’articolo propone una lettura familiare multigenerazionale di un processo terapeutico svolto in favore di una famiglia che presenta una domanda iniziale di trattamento del figlio adolescente con diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio. Nel presentare il caso clinico è intenzione delle autrici fornire una panoramica dei possibili interventi clinici afferenti a diversi modelli teorici in presenza della medesima diagnosi di partenza allo scopo di portare alla luce il pensiero di vari autori circa la correlazione tra i disturbi presentati e il contesto relazionale e le sue problematiche, e il ruolo dato alla famiglia in tali condizioni. Attraverso l’utilizzo del modello sistemico multigenerazionale si intende presentare le ipotesi e la diagnosi relazionale che hanno guidato le azioni terapeutiche pensate come più significative e i momenti di svolta che hanno favorito il raggiungimento degli obiettivi terapeutici, focalizzando l’attenzione sulla ri-significazione relazionale del sintomo e sul modo di percepire e guardare alla famiglia. Obiettivo dell’articolo è illustrare e sostenere l’efficacia dell’utilizzo del modello sistemico multigenerazionale nell’approcciarsi a famiglie con bambini ai quali sia stato diagnosticato il disturbo oppositivo provocatorio. Tale modello diventa una modalità di trattamento “ecologico” che tramite l’attivo coinvolgimento dell’intero nucleo familiare mira a restituire competenza alle famiglie e ridurre la somministrazione di farmaci ai minori.

Maria Adelaide Berardi

Lo specchio nello specchio: la ricerca del peccato originale

TERAPIA FAMILIARE

Fascicolo: 138 / 2025

In questo articolo viene descritta una modalità di conduzione di un gruppo di apprendimento e di supervisione. Seguendo il modello dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia di Roma, si cerca di mostrare come il lavoro sui modelli relazionali appresi nella propria famiglia d’origine, che invariabilmente scatenano emozioni e sentimenti antichi, produca prima una curiosità verso se stessi e successivamente un cambiamento

Questo studio analizza come le piccole e medie imprese (PMI) italiane hanno riorganizzato i propri spazi fisici di lavoro nel contesto post-pandemico, indagando i fattori che influenzano tali scelte e il punto di vista dei dipendenti. Attraverso un’analisi qualitativa basata su novanta interviste semi-strutturate in trenta PMI appartenenti a diversi settori e aree geografiche, la ricerca evidenzia una diffusa convergenza verso soluzioni ibride che combinano spazi condivisi e ambienti riservati. Le configurazioni spaziali risultano fortemente condizionate dalla cultura organizzativa, dalla disponibilità di risorse, dalla natura delle attività svolte e dalle condizioni abitative dei lavoratori. Il contributo offre implicazioni pratiche per la gestione delle risorse umane e arricchisce la letteratura sul workplace design, con un focus sulle PMI, un segmento parzialmente esplorato nel dibattito internazionale sugli spazi di lavoro post-COVID.

Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino

The Impact of Theatre in Prison on the Professionalization of Inmates: The European Project “All Hands on Stage”

WELFARE E ERGONOMIA

Fascicolo: 1 / 2025

The aim of this paper is to underline what are the opportunities and the challenges for professionalising prison theatre activities for inmates in Europe. The project “All Hands on Stage - Theatre as a Tool for the Professionalisation of Inmates” (AHOS), a professional theatre training program for inmates funded by the European Community and led by the Italian company “Teatro dei Venti”. Its aim is to establish and implement best practices for professional training and employment in the theatrical sector within the prison context. The project creates pathways to train inmates as actors, technicians, costume designers, stagehands, and more, thereby supporting their reintegration into civil society. From the analysis of field observations and interviews with companies and operators, the AHOS project revealed a series of crucial insights concerning the role of theatre in the professionalisation of inmates. The findings from the project show that, under the right conditions, theatre can evolve from a simple pastime into a meaningful pathway for professional development and rehabilitation.

Melissa Morello

Coltivando Diritti. Agricoltrici in Burkina Faso, Italia e Senegal

WELFARE E ERGONOMIA

Fascicolo: 1 / 2025

L’autrice analizza il ruolo delle donne agricoltrici in Italia, Burkina Faso e Senegal, evidenziando le differenze socioeconomiche e culturali che influenzano le loro condizioni di lavoro e il loro contributo allo sviluppo agricolo e sociale. Attraverso il capability approach e un approccio intersezionale, la ricerca esplora le disuguaglianze di genere nell’accesso a risorse, formazione e microcredito, sottolineando la marginalizzazione e l’invisibilità del lavoro agricolo femminile. Basandosi su ventuno interviste qualitative e dati quantitativi, l’autrice mette in luce la resilienza e le strategie di empowerment adottate dalle agricoltrici per superare le difficoltà, conciliare lavoro e vita privata e promuovere innovazione e sostenibilità. I risultati indicano che, nonostante i progressi, persistono sfide legate alle norme patriarcali e alla mancanza di supporto istituzionale, ma l’agricoltura resta un settore cruciale per il miglioramento delle condizioni di vita e l’emancipazione delle donne.

Laura de Angeli, Samuele Montibeller, Giorgio Osti, Maria Zamperetti

Gli orti rurali come esperienze di agricoltura sociale diffusa: il caso del Polesine

WELFARE E ERGONOMIA

Fascicolo: 1 / 2025

In Italia si parla diffusamente di orti urbani, ma questi esistono anche in aree prevalentemente rurali. Il paper riguarda i risultati di una ricerca sugli orti sociali della provincia di Rovigo. Ne sono stati censiti undici mostrando una buona diffusione sul territorio provinciale e una elevata varietà delle forme organizzative. L’ipotesi di lavoro parte dall’assunto teorico di Granovetter che i legami deboli, che si formano negli orti, producano una socialità capace di aprirsi a terze persone e ai servizi del territorio. I risultati ottenuti con una metodologia qualitativa indicano che alcuni orti del Polesine, grazie ad una organizzazione flessibile latamente istituzionalizzata, riescono ad incorporare attenzioni a fasce della popolazione bisognose di cura.

Sabina Polidori, Alessandra Cornice, Alessandra Innamorati

Rigenerazione territoriale-comunitaria e agricoltura sociale: le esperienze degli orti sociali

WELFARE E ERGONOMIA

Fascicolo: 1 / 2025

Nel tempo, la rigenerazione territoriale è stata al centro di politiche pubbliche in contesti rurali, urbani e periurbani, con l'obiettivo di promuovere inclusione sociale, educazione, sostenibilità ambientale e riqualificazione. In questo quadro, le istituzioni hanno favorito partenariati pubblico-privato, coinvolgendo cittadini e associazioni per sviluppare nuovi legami relazionali e reti collaborative. Un esempio significativo di questi processi sono gli orti urbani e periurbani, intesi come spazi di coltivazione, ma anche come luoghi di sperimentazione civica, coesione comunitaria e innovazione sociale. Il presente articolo riporta i risultati iniziali di una ricerca sull’agricoltura sociale e la rigenerazione rurale, periurbana e urbana. Partendo dal paradigma dell’economia civile e dall’ecologia integrale, lo studio analizza quattro esperienze – OrtiAlti a Torino, Le Serre dei Giardini a Bologna, Orti Urbani San Miniato (Siena) e l’Orto Sociale di Ponticelli a Napoli – per esplorare come gli orti civici, intesi come dispositivi multifunzionali, promuovano coesione sociale, inclusione, educazione e innovazione civica. Tali esperienze si inseriscono nelle riflessioni del Piano d’Azione Europeo per l’Economia Sociale (2021-2030), dei Patti di collaborazione promossi da Labsus e delle pratiche di amministrazione condivisa. Il contributo propone una cornice teorica e analitica per leggere queste esperienze territoriali, evidenziando la disomogeneità nei processi di compartecipazione e i limiti delle politiche pubbliche nel valorizzarle pienamente. Si sostiene la necessità di ripensare le politiche di rigenerazione, riconoscendo il potenziale trasformativo degli orti e di altri spazi civici per uno sviluppo sostenibile, civile e integrato.

Francesco Di Iacovo, Roberta Moruzzo, Leonardo Catena, Giulia Granai

Invecchiamento attivo e pratiche di agricoltura sociale: Interventi Assistiti con Animali per anziani in Residenze Sanitarie Assistenziali

WELFARE E ERGONOMIA

Fascicolo: 1 / 2025

La crisi della natalità e l’allungamento della speranza di vita stanno determinando in Italia profondi cambiamenti socio-demografici che, in prospettiva, mettono in crisi la sostenibilità finanziaria del già fragile sistema di welfare. Per affrontare questi processi diviene sempre più urgente la necessità di introdurre elementi di Innovazione Sociale (IS) nei servizi per gli anziani, che possano favorire l’invecchiamento attivo della popolazione e il contenimento della spesa sanitario-assistenziale destinata a supportare la condizione di non autosufficienza. Tra gli interventi di IS si focalizza l’attenzione sugli interventi di green care rivolti agli anziani, tra i quali rientrano le attività di inclusione sociale, come l’orticoltura o il giardinaggio, o le pratiche di agricoltura sociale, tra cui gli Interventi Assistiti con Animali (IAA). Il caso studio analizzato è quello del progetto europeo IN-HABIT, attivo nella città di Lucca, che esplora diversi aspetti della relazione uomo-animale con l’obiettivo di co-progettare soluzioni innovative capaci di valorizzare l'interazione tra animali e persone in contesti urbani. Tra le iniziative realizzate, rientra un progetto di IAA condotto in due Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) della città. Il servizio è stato co-progettato con il coinvolgimento di stakeholder dei diversi settori interessati; le attività e gli esiti raggiunti in termini di benefici sugli utenti sono stati valutati tramite due Focus Group, uno in fase iniziale e uno alla fine del progetto svolto. Si è ipotizzato che la co-progettazione di questi interventi potesse essere utile a una migliore impostazione delle attività e, di conseguenza, al raggiungimento degli obiettivi per gli utenti. Dalla discussione sono emersi risultati positivi e alcune criticità sia nella parte organizzativa del progetto stesso e delle attività, sia in termini di impatto percepito degli interventi sugli anziani.