Il testo propone, a due anni e mezzo dalla scomparsa, alcuni spunti di riflessione sulla figura di Leonardo Benevolo, intellettuale dal carattere poliedrico, protagonista di una lunga stagione di attività in campo culturale, dell’insegnamento, politico, dell’editoria e della professione. Il saggio si concentra su vari aspetti del suo fare ricerca, con attenzione particolare alle diverse scale del progetto di territorio e al tentativo di limitare, mediante il piano, l’influenza della rendita fondiaria. L’attività di Benevolo prova a intrecciare i due temi con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita sociale nella città moderna, valorizzando al contempo gli elementi storici sopravvissuti. Il tutto non è generalizzabile in un modello spaziale univoco, ma si basa su convinzioni teoriche, tecniche e modalità d’intervento legate alle necessità di misurare l’azione con i contesti sociali, economici, ambientali e fisici in cui, di volta in volta, ci si trova ad operare. Egli appare come una figura di collegamento tra esperienze importanti, collegate da una visione di società e di città che sfugge a schematismi predeterminati cercando la misura costante con la realtà. Sullo sfondo, l’articolo offre spunti di riflessione sulla funzione dell’intellettuale nell’Italia della seconda metà del Novecento, in relazione ai temi legati all’architettura e alla città, ai suoi rapporti con la politica, ai complessi rapporti con il mondo accademico.