Il presente saggio definisce il ruolo della disciplina antropologica nel campo multidisciplinare delle scienze dell’educazione, partendo dai più recenti ordinamenti legislativi italiani; il focus principale è posto sul contributo che le riflessioni antropologiche possono fornire alla pedagogia di genere. Obiettivo principale del contributo è quello di ripercorrere brevemente le radici dell’antropologia di genere, una branca sistematizzata in Italia solo di recente, anche grazie alle rinnovate spinte culturali dei movimenti femministi ed LGBTQIA+. L’antropologia culturale, sin dai suoi albori, ha tentato di individuare le chiavi di lettura che permettessero di interpretare alcuni codici sottesi ai ruoli sociali, che ogni persona riproduce nelle pratiche quotidiane. La letteratura antropologica, negli anni, si è specializzata nell’analisi dei rapporti di genere, comprendendo che l’alterità di genere, o meglio dei generi, ha prodotto nel corso dei secoli dinamiche di squilibrio, da cui sono derivate disparità e ingiustizia sociale. Recuperando il portato del sapere antropologico, è possibile restituire a chi si occupa di educazione una prospettiva più ricca e consapevole, per esempio proprio in relazione ai rapporti tra i generi che si perpetuano da generazioni nelle nostre società. Le considerazioni proposte all’interno del saggio, dunque, intendono mettere in evidenza le opportunità che l’antropologia può generare in ambito di scienze dell’educazione, e della pedagogia di genere nello specifico, aggiungendo un tassello in più ai dispositivi culturali che si possono mettere in atto nella lotta ai sessismi e alle gerarchie alle quali, per fin troppo tempo, le persone sono state abituate.