Con l’entrata in vigore del Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (D.Lgs. n. 81/2008) la differenza di genere diventa una dimensione rilevante per garantire «l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali» (art. 1, co. 1). Tuttavia, questa importante affermazione non è sostenuta, nel prosieguo della norma, da una definizione esplicita di questo concetto che non può essere dato per scontato, soprattutto in un contesto quale quello della prevenzione della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. La prima parte dell’articolo è dedicata a fornire un quadro concettuale unitario, che possa consentire una declinazione dei concetti di riferimento all’interno di un framework unitario e coerente. L’approccio scelto è di livello macro, istituzionale/ contestuale, che consente di considerare il portato culturale, le obbligazioni di genere e di generazione, le risorse economiche, normative e istituzionali, quale imprescindibile chiave interpretativa attraverso la quale leggere le traiettorie di vita e di salute di lavoratori e lavoratrici. In questo senso, declinare il genere come variabile interpretativa significa considerare come la costruzione sociale dei ruoli sessuati rappresenti un elemento rilevante tanto nella definizione dei vincoli e delle risorse del contesto, quanto nella costruzione delle risposte individuali. Dimensioni che vanno a delineare i contenuti delle più recenti definizioni del concetto di salute, identificato nella «capacità di adattamento e auto gestione di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive» (Huber et al., 2011). A partire dalle acquisizioni maturate nel corso della prima parte del paper, il paragrafo conclusivo è dedicato ad illustrare i primi risultati della ricerca svolta in Toscana, che è stata sviluppata incrociando i dati secondari relativi tanto al mercato del lavoro che gli infortuni in ambito lavorativi. L’analisi, nonostante alcune criticità - imputabili all’utilizzo in termini conoscitivi di un database, quale quello di Inail, nato a fini assicurativi - evidenzia la necessità di procedere in questa direzione, attraverso analisi sempre più approfondite che considerino in modo integrato questi due aspetti. Tra le evidenze emerse merita di essere sottolineata la progressiva convergenza dei tassi di infortunio che mantengono, comunque nei settori a maggiore presenza maschile, differenze alquanto significative. Il genere risulta, inoltre, una variabile determinante in relazione all’orario di accadimento dell’evento infortunistico. In questo caso, le differenze sono, probabilmente, riconducibili alla segregazione contrattuale delle donne e, nello specifico, alla femminilizzazione del part-time e alla segregazione orizzontale. Infatti, i due picchi registrati si posizionano a metà mattina e a metà pomeriggio, per gli uomini, mentre si concentrano nelle prime ore della mattina per le donne.