Una recente direttiva Cee e la legge istitutiva del Ministero dell'ambiente hanno reso concreto anche in Italia il problema dell'adozione degli studi di impatto, come strumento di gestione dei territorio imposto dalle complessità della moderna società post-industriale.

La previsione degli effetti dell'innovazione tecnologica e la loro certificazione sociale sono, infatti, problemi centrali della convivenza civile in una società tesa all'innovazione e quindi impegnata- in una continua valutazione dei rischi e dei vantaggi delle diverse alternative nella ricerca dell'opzione più favorevole.

Si tratta, in realtà, di diffondere una nuova cultura: la cultura della previsione e della gestione del cambiamento della nostra antica tradizione di trasformatori del territorio, intelligenti, appassionati e pazienti. è un'opera di lungo respiro che richiede almeno tre livelli di intervento tra loro coordinati: sul piano della teoria, sul piano della formazione e su quello della ricerca pratica sul campo.

La Fast, attiva da tempo sui primi due piani, con la pubblicazione presso lo stesso editore, insieme alla Site-Società italiana di ecologia, del volume Gli indicatori ambientali e con l'organizzazione di corsi di formazione specializzati per settori, contribuisce ora, con questa ricerca sul territorio di Massa-Carrara, anche alla costituzione di un patrimonio nazionale di studi sul campo.

Due aspetti della ricerca, a carattere interdisciplinare, meritano di essere sottolineati:

- l'uso degli studi di impatto come strumento di riprogettazione e di ristrutturazione (anche a livello preliminare) di aree di ampia superficie e di notevole complessità socio-economico-ambientale;

- l'impiego della metodologia Cmr-Condizione media di riferimento, che consente ai decisori e alle popolazioni interessate di meglio comprendere, mediante il confronto con situazioni note, la realtà di una determinata situazione e/o la portata dei cambiamenti proposti.