La ricerca scientifica acquista un senso conoscitivo se si riesce a dare una "spiegazione" la più esauriente possibile, ma sempre provvisoria, ai fenomeni osservati. In questo apparente paradosso stà il fascino e l'interesse della ricerca. L'epistemologo e lo scienziato si chiedono, conseguentemente, a quali criteri e a quali metodologie si possano riferire le spiegazioni metodologicamente migliori.

Secondo un costume diffuso nel mondo anglosassone il problema viene impostato, in questo libro, in modo apertamente provocatorio, sotto forma di dibattito tra noti studiosi di varia formazione: filosofica, sociologica, biologica e psicologica: da N. Chomsky a K.H. Pribram, da P.M. Blau a G.C. Homans, da C. Taylor a M. Black. Il risultato è un'apprezzabile messa a punto dello stato attuale dello status epistemologico delle scienze del comportamento, dalla neurofisiologia alla psicologia, alla linguistica, alla psicoanalisi, in cui l'approccio sperimentale e l'approccio clinico sono trattati in un'ottica unificatrice che denuncia costantemente la preoccupazione di una corretta spiegazione. Un'opera giudicata unanimemente fondamentale, al centro del dibattito attuale sull'attendibilità e la credibilità della scienza che percorre l'orizzonte esistenziale del vivente; un'indicazione di strade nuove per quanti operano sia nel campo delle scienze naturali sia in quello delle scienze del comportamento, attraverso una ridiscussione del concetto stesso di scienza, a partire da una riscoperta del concetto di realtà e di natura; un'invito alla ricomposizione dell'unità del sapere che postula un rapporto nuovo tra filosofia, e filosofia della scienza, e ricerca scientifica.