Malarica, arida e spopolata, la più grande pianura meridionale, per secoli vincolata alla proprietà statale e alla pastorizia transumante, diventa, dopo l'Unificazione, un'area agricola strategica per i consumi interni e per le esportazioni. Si impone il risanamento igienico e la creazione di strutture e servizi. La migliore cultura tecnico-professionale, nazionale e locale, trasforma il Tavoliere in un grande laboratorio sperimentale. Medici, ingegneri, agronomi e urbanisti, in veste di pubblici funzionari o di privati professionisti al servizio della politica sanitaria, agraria e dei lavori pubblici, propongono, attraverso i loro «progetti», un insostituibile studio del territorio. Tra la fine dell'800 e la prima guerra mondiale i medici, attenti alle cause naturali, economiche e sociali della malaria, si impongono come i migliori esperti dell'ambiente, di esso mostrano la prima «consapevolezza democratica», e scrivono la prima «storia sociale» del Mezzogiorno. Col fascismo emerge il riformismo tecnocratico di ingegneri ed agronomi, e, parallelamente, il punto di vista degli urbanisti, incaricati di risanare e ampliare le città o di edificare nuovi Comuni rurali. Nel secondo dopoguerra tutta la cultura tecnicoprofessionale viene mobilitata per una rapida e complessa trasformazione del territorio attuata col massiccio finanziamento pubblico. t storia di caratteri originali del territorio meridionale, ma anche di avvicendamento di ceti sociali nella gestione della politica e dell'economia, di rapporti tra intellettuali e politica, di origini e forme della cultura del piano in Italia, di rapporto tra piano e mercato.

Leandra DAntone (Catania, 1946), è ricercatrice di storia contemporanea presso l'università «La Sapienza» di Roma. Ha pubblicato saggi sulla storia politica della Sicilia e sulla storia dell'agricoltura italiana, in particolare sulla cultura tecnico-agraria negli anni della bonifica integrale e della riforma agraria. Recentemente si è occupata della malaria e della bonifica nel Tavoliere di Puglia.