In questo commento sull’articolo di Bottaccioli & Bottaccioli (2024a) viene analizzato criticamente il ruolo di Franz Alexander nello sviluppo della psicosomatica contemporanea sia negli aspetti innovativi che nei limiti. Da un lato, Alexander ha contribuito a emancipare la spiegazione dei sin-tomi fisici dall’impostazione classica del primo Novecento irrigidita sul modello della conversione isterica e a promuovere organizzativamente il movimento psicosomatico internazionale, anche ita-liano. Dall’altro, i suoi limiti riguardano soprattutto l’impostazione teorica tipica della psicoanalisi novecentesca: l’adozione di un modello monodimensionale centrato sul conflitto intrapsichico e l’indeterminazione – necessaria per l’epoca – di un “fattore X” biologico come mediatore. Nel secondo Novecento si è invece affermato un modello di spiegazione centrato sul deficit (come per esempio l’alessitimia) e della complessità (modello biopsicosociale) in cui i vari fattori biomedici, psicologici e socio-culturali di moderazione assumono pesi relativi differenti nella spiegazione delle malattie fisiche e nella gestione clinica del paziente.