Titolo Rivista PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE
Autori/Curatori Fabio Dei
Anno di pubblicazione 2013 Fascicolo 2013/2
Lingua Italiano Numero pagine 10 P. 369-378 Dimensione file 415 KB
DOI 10.3280/PU2013-002015
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Il concetto di "banalità del male", specie nelle sue declinazioni di senso comune, tende a spiegare la disposizione alla violenza come legata a un vuoto o a un’assenza: l’uccisione della coscienza morale, la "mancanza di pensiero" che Hannah Arendt attribuisce a Eichmann, le "teste vuote" che contrassegnano la delinquenza giovanile. In questo articolo, vengono sostenute le potenzialità di un approccio etnografico che consideri la violenza come un "pieno" - il frutto di processi pedagogici e di costruzione culturale, non meno di altre sfere dell’agire sociale. In particolare, viene discusso il problema della costituzione dei "soggetti violenti" e della loro genealogia in relazione a sistemi di pratiche sociali, in riferimento ad autori come Hannah Arendt, Franz Fanon e Giorgio Agamben.;
Keywords:Banalità del male, violenza, antropologia culturale, coscienza morale, Hannah Arendt
Fabio Dei, Banalità del male e costruzione culturale della violenza in "PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE" 2/2013, pp 369-378, DOI: 10.3280/PU2013-002015