Titolo Rivista INTERAZIONI
Autori/Curatori Claudio Neri
Anno di pubblicazione 2018 Fascicolo 2018/2
Lingua Italiano Numero pagine 9 P. 15-23 Dimensione file 155 KB
DOI 10.3280/INT2018-002002
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Chi ha in mente la teoria e la pratica della psicoanalisi classica (duale), quando prova ad immaginare che cosa succede in un’analisi di gruppo, rivolge quasi automaticamente l’attenzione ad alcune idee: transfert multipli, gruppo come rappresentazione della famiglia, gruppalità interna. Francesco Corrao, io stesso e altri psicoanalisti italiani abbiamo messo a punto un modello che è assai distante da questo approccio. I concetti di transfert e contro-transfert sono impiegati soltanto come un’idea che rimane sul fondo della mente del terapista. Il gruppo non è considerato analogo alla famiglia. Non si parla di padre-analista, fratelli-membri del gruppo, madre-gruppo. L’analista e gli altri partecipanti non sono visti, neanche, come "oggetti interni" e non vengono a sovrapporsi a figure intrapsichiche. Il gruppo non è considerato come un piccolo Pantheon formato dalle rappresentazioni delle persone affetti-vamente importanti. Il gruppo è pensato, invece, come una situazione che risuona in modo nuovo in ognuno dei partecipanti; uno spazio psichico più ampio di quelli individuali; un’area di transito tra pensieri individuali e pensieri collettivi; un luogo in cui entrare all’unisono con pensieri senza pensatore.;
Keywords:Gruppo come totalità, concetto di campo, pensiero di gruppo, buona socialità, genius loci, efficacia terapeutica.
Claudio Neri, Il dispositivo teorico che impiego nel lavoro di psicoanalisi di gruppo in "INTERAZIONI" 2/2018, pp 15-23, DOI: 10.3280/INT2018-002002