La prima grande esperienza antropologica dell'Europa cristiana - l'incontro col Nuovo Mondo - è ricostruita in quest'opera con criteri storiografici

criticamente attenti a non sostituire categorie Interpretative moderne - "buon selvaggio", esotiamo, primitivismo, ecc. - a quelle operanti nelle riflessioni cinque-seicentesche. Proprio questa prospettiva porta in primo piano il problema delle origini degli americani come nodo concettuale rispetto al quale si definiscono i diversi possibili atteggiamenti degli europei nel confronti del Nuovo Mondo. La derivazione degli indios dalle tribù disperse di Israele o dalla progenie maledetta di Cam, l'identificazione dell'America con la biblica Ofir o con la classica Atlantide, l'affermazione dell'assoluta novità del Nuovo Mondo e le prime ipotesi poligenetiche sull'origine degli americani: queste alcune delle elaborazioni concettuali che, sottratte alla mera curiosità degli eruditi, assumono in quest'opera una inaspettata ricchezza di significati, non soltanto come punto d'incontro e di scontro tra l'universo biblico, il mondo classico e un serpeggiante naturalismo eterodosso. ma anche e prima ancora - sottolinea l'autore in esplicita polemica con una storia delle idee troppo restia a stabilire rapporti con la storia reale come espressione ideologica di diversi e contrastanti modi di affrontare il rapporto coloniale.

Giuliano Gliozzi (Torino, 1942) insegna Storia della filosofia moderna e contemporanea nella Facoltà di Lettere dell'Università di Torino. Si occupa, da storico, di argomenti di confine tra la filosofia e altri settori disciplinari. Al rapporto filosofia-antropologia dal Cinque al Settecento ha dedicato l'antologia La scoperta del selvaggio, Milano, Principato, 1971, mentre l'antologia Le teorie della proprietà da Lutero a Babeuf, Torino, Loescher, 1978 è dedicata al rapporto filosofia-economia nello stesso periodo storico. Collabora alla Rivista di filosofia.