La transizione verso la cosiddetta «società postindustriale» si accompagna, nelle aree più sviluppate dell'Occidente, con un insieme di trasformazioni sociali che incidono profondamente anche sul fenomeno urbano.

Da un lato, infatti, la città sembra spezzare definitivamente i vincoli di subordinazione che la legano ad un unico centro, a quello che ha costituito il «poIo» dei processo di agglomerazione. Ora essa tende ad identificarsi con una regione urbana policentrica, ricca di interconnessioni tra le parti e capace di incorporare anche forme rurali tecnologicamente evolute. Dall'altro lato, la città cessa anche di apparire come la sede elettiva dello «spirito della modernità»: ora diviene, piuttosto, lo scenario in cui si moltiplicano e si confrontano forme di razionalità differente identità sociali articolate. Di fronte a questi processi, gli schemi teorici che rappresentano la città come un sistema di comunicazioni sociali, anziché come una specifica unità socio-economica e spaziale, sono destinati ad occupare un ruolo di crescente rilievo tra gli strumenti dell'analisi sociologica. Partendo da questa convinzione, il saggio cerca di mettere in evidenza la pluralità delle immagini paradigmatiche con cui la sociologia recente ha affrontato il tema della comunicazione urbana, ponendo però in luce, al tempo stesso, l'esistenza di acquisizioni condivise, che possono costituire un solido punto di riferimento per lo sviluppo di una teoria dell'urbanesimo contemporaneo.

Operando con questo apparato concettuale, il libro giunge a tratteggiare alcuni lineamenti del nuovo modo di essere della città, reinterpretano in forma originale alcuni temi caratteristici della sociologia urbana, quali la divisione funzionale del lavoro della città, la diversificazione dei modi, di vita, la strutturazione della personalità.