Teorie della visione e problemi di percezione visiva, pratica e chirurgia oftalmica, anatomia dell'occhio e questioni di ottica fisiologica in età moderna sono state al centro di un seminario di studi che ha ritagliato un ambito assai peculiare all'interno della storia dell'ottica. Si sono scelti capitoli di frontiera dove più marcata è la valenza interdisciplinare delle questioni, più forte l'intreccio con ambiti scientifici prossimi eppur autonomi, più evidenti le suggestioni per una teoria della conoscenza.

Sono stati specificamente presi in esame lo squilibrio tra il sapere anatomo-fisiologico, l'avanzamento dell'ottica fisica e le tecniche dell'oftalmologia, nonché il contrasto tra figure professionali innovatrici e il conservatorismo sospettoso della corporazione medica. Si è considerato l'intreccio di protocolli chirurgici e vie che muovono dalla sensibilità organica per giungere alla percezione visiva, come i percorsi sperimentali ed epistemologici escogitati per catturare l'invisibile. Si è vista l'opera di medici che lavorarono alla ricostruzione di un oggetto 'pubblico e neutro', permanente e possibilmente sempre identico a se stesso, e la strategia opposta di Berkeley, che produce allargamento del reale e dilatazione di forme e occasioni di conoscenza.

Ai saggi è aggiunta un'appendice di testi. Attraverso taluni scritti del chirurgo Jacques Daviel si sono volute infatti riproporre scelte culturali e itinerari teorici inconsueti e recuperare indicazioni originali per la storia di istituzioni, tecniche e modelli scientifici.

Gli autori di questo volume: Walter Bernardi, Geneviève Brykman, Aloys Henning, Huldrych M. Koelbing, Renato G. Mazzolini, Maria Teresa Monti, Roselyne Rey.