Suffragio, rappresentanza, interessi: in più di un secolo e tra due continenti (Europa e America) la libertà individuale di suffragio politico, perno della democrazia rappresentativa, ha visto diminuire e modificarsi la sua spinta propulsiva di fronte a conflitti dominati da forze collettive e organizzate (classi, «corpi», lobbies, single issues movements); ha dovuto confrontarsi con un'altra e sempre più influente libertà - quella del mercato - che, peraltro, abbandonata a se stessa, nutriva i germi della propria autodissoluzione; ha dovuto sconfiggere la vecchia gerarchia di autorità e misurarsi con la nuova (la regola dell'efficienza che governa l'economia).

Si è vista inoltre ritorcere contro strumenti, quali la stampa e la scuola, che pure avrebbero dovuto alimentarla; ha visto l'orgoglioso individualismo liberale sfiorire sui volti solitari tra la folla; ha visto molti convincersi che l'uomo possa esprimersi politicamente solo se racchiuso nella gabbia degli interessi; ha subito assalti ideologici variamente motivati, insieme con le più umilianti limitazioni materiali.

Eppure essa è rimasta la garanzia di un diritto «naturale» di tale forza e legittimità che ogni dittatura del nostro secolo, in ogni continente, si è sempre affrettata ad abolirla, mentre qualsiasi interpretazione storica della società contemporanea trova in essa, ancora oggi, un filo rosso di sorprendente attualità.