Esiste sempre un punto, nel corso di un intervento di restauro, superato il quale la ricerca storica, se attuata con mezzi fisici sulla materia dei monumenti, invece di conseguire l'accrescimento della conoscenza inizia a impedirne il progresso. Molti, specie gli storici dell'arte, ritengono che questo punto sia prossimo a un ipotetico stato originario del monumento: com'era. Selezionano perciò i documenti storici materiali in base alla loro antichità o al loro stile.

Questo saggio, che ha assunto come campo di studio le basiliche di Aquileia e Grado, si propone di mettere in evidenza l'entità delle perdite che conseguono all'adozione di siffatte metodologie. Il punto di cui si parla risulta perciò molto vicino, tanto da confondersi, con lo stato attuale del monumento: com'è. In altre parole: la conservazione assicura il progresso della conoscenza, il restauro, in vario grado, lo impedisce.

Nel testo sono analizzati e discussi i principi e le teorie del restauro espressi dalla cultura italiana del nostro secolo. L'interesse del saggio travalica quindi i ristretti limiti del campo di studio e si estende ai luoghi dove in nome della storia sono stati dissezionati e tuttora si dissezionano i monumenti.

Francesco Castellan (1936) si è laureato in architettura nel 1983. Ha pubblicato nel 1985 sulla rivista "Architettura. Cronache e storia" un saggio su La Basilica di Aquileia.