Da cinquant'anni Europa e Stati Uniti sono legati da un'alleanza politico militare, ma i loro rapporti sono stati molto spesso turbolenti e hanno attraversato numerose fasi critiche, ultima delle quali la ex-Jugoslavia.
Alla base di questi contrasti vi è una reciproca diffidenza: gli europei temono l'egemonismo degli Stati Uniti, tuttavia non sono nelle condizioni di fare a meno della loro protezione militare; gli americani si mostrano indifferenti verso le velleità autonomistiche sia politiche che economiche e militari degli alleati, ma non possono rescindere i mille legami che li uniscono all'Europa. La differenza di fondo sta in un diverso approccio storico e culturale: gli americani sono animati da uno spirito missionario sotto il quale spesso celano propositi di dominio, gli europei appaiono più realisti e mal comprendono le motivazioni idealistiche americane. In tutti i campi e in tutti gli schieramenti in cui si sono confrontati in cinquant'anni, questa contrapposizione è apparsa evidente, anche se una rottura definitiva era impedita dalla paura dell'avversario e dalla sostanziale coincidenza degli obiettivi di fondo - democrazia, libertà, pace - che uniscono le due sponde dell'Atlantico.
Oggi, con la fine della guerra fredda, sembrano attenuarsi i motivi di solidarietà fra Europa e America, e i contrasti appaiono più evidenti, come è emerso nelle drammatiche vicende nella ex-Jugoslavia e come avviene periodicamente in campo commerciale. Ma l'incertezza sul futuro provocata dall'insorgere di nuovi problemi le obbliga ancora a mantenere un rapporto di collaborazione, che tuttavia dev'essere impostato su nuove basi.
Francesco Gozzano , giornalista da oltre quarant'anni, inviato speciale, editorialista, vice-direttore e infine direttore dell'Avanti! nonché collaboratore di numerose riviste. Ha dedicato la sua attenzione ai problemi internazionali fin dagli anni Cinquanta, con particolare riguardo alla tematica europea e atlantica, alle relazioni fra Europa e Stati Uniti ed ai rapporti est-ovest. Ha seguito la maggior parte delle conferenze e dei vertici internazionali svoltisi negli ultimi trent'anni, e per la sua attività giornalistica ha ricevuto nel 1967 il Foreign Journalism Award dell'Università di California - Los Angeles (Ucla), il premio Saint Vincent e nel 1987 il premio "Colombe d'oro per la pace". In qualità di esperto ha fatto parte della delegazione italiana alle conferenze sull'informazione nell'ambito della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Csce).