A cavallo del secolo scorso, larga parte della scienza economica italiana si concentra sulla dimensione storica e qualitativa dei movimenti economici. Le asimmetrie di potere dentro e dietro i mercati, la variabilità delle forme degli scambi, le conseguenze economiche degli assetti organizzativi, il vicendevole determinarsi di consenso e coercizione nella finanza pubblica, i mutamenti "nella" e "della" struttura economica, rappresentano gli snodi che parecchi fra i nostri maggiori studiosi affrontano.

Un tratto comune a tanti e diversi contributi sta nel respingere quell'invariabilità dei "dati di partenza", che rende la disciplina economica statica e separata dall'ambiente istituzionale, consentendole di formulare leggi categoriche. Gli autori italiani, piuttosto, assumono il possibile cambiamento di tutte le grandezze considerate, realizzando la spiegazione dei fenomeni economici ad uno spazio-tempo definito. Promuovono una scienza che, con pluralità di impostazioni analitiche, elabora teorie e regolarità empiriche dall'efficacia locale. Discutono e polemizzano tra loro, infine, rispetto alla visione del cambiamento sociale entro cui inquadrare il comune repertorio scientifico.

Questo volume ricostruisce interpretativamente alcuni importanti momenti e aspetti del pensiero economico italiano tra Ottocento e Novecento, collocandoli sia nel dibattito del tempo che in quello contemporaneo.

Nicolò Bellanca , ricercatore di storia del pensiero economico, insegna economia politica presso la Facoltà di economia dell'Università di Firenze. Coordina inoltre l'attività didattica del Dottorato di ricerca in storia delle dottrine economiche. Ha pubblicato, oltre a numerosi saggi, i volumi La teoria della finanza pubblica in Italia (1993), Economia politica e marxismo in Italia (1997) e, con Nicola Giocoli, Maffeo Pantaleoni (1998).