SEARCH RESULTS

The search has found 104706 titles

Maria Giulia Montanari

Trovano un lavoro migliore da noi? La sovraqualificazione dei laureati rumeni in Italia

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2025

A circa un decennio dall’entrata della Romania nell’Unione Europea (UE), questa ricerca indaga il fenomeno della sovraqualificazione dei cittadini rumeni migrati in Italia prima o dopo il raggiungimento della laurea. Attraverso i dati EU-LFS 2018-2019 si conferma che i migranti provenienti dai paesi UE3 (fra cui la Romania), come noto in letteratura, hanno maggiori probabilità di essere sovraqualificati rispetto a i) i migranti provenienti da altri paesi d’origine in Europa occidentale (UE15) e ii) la popolazione locale nel paese di destinazione (Italia). In aggiunta, tale svantaggio viene testato per la prima volta anche rispetto alla popolazione locale nel paese d’origine, ovvero chi resta in Romania. Proprio il confronto con quest’ultimo gruppo permette di evidenziare quanto migrare all’estero per i laureati rumeni risulta svantaggioso in termini di sovraqualificazione. Un risultato interessante è che le laureate rumene in Italia, pur se segregate in settori occupazionali diversi dagli uomini, non subiscono un’ulteriore penalità in quanto donne (oltre a quella di essere straniere). Infine, l’Italia si distingue dagli altri paesi UE15 per i bassi ritorni all’istruzione dei migranti chi si laureano nel paese di destinazione, poiché laurearsi in Italia (anziché in Romania) non riduce l’alto rischio di sovraqualificazione.

Il presente studio intende contribuire alla comprensione dell’impatto della pandemia Covid-19 sugli atteggiamenti nei confronti dell’immigrazione in Europa analizzando il ruolo dei fattori individuali e contestuali. Sulla base dei dati della European Social Survey (round 9 e 10), i risultati mostrano che, dopo la crisi pandemica e contrariamente alla nostra ipotesi iniziale, gli atteggiamenti negativi nei confronti degli immigrati sono diminuiti in diversi paesi europei, sebbene non in tutti e non con la stessa intensità. Fattori contestuali quali per esempio le politiche di integrazione, la salienza del tema immigrazione e le condizioni economiche di un paese sono cruciali per spiegare tale eterogeneità. La crisi può aver inciso sulle priorità dei cittadini europei con una conseguente perdita di salienza della questione migratoria del dibattito pubblico. Accanto alle statistiche descrittive, abbiamo applicato un modello multilivello per contribuire a spiegare tali cambiamenti, controllando per le variabili individuali. .

Il presente contributo analizza la scelta scolastica degli studenti italiani e di origine straniera nel passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella secondaria di secondo grado, con l’obiettivo di comprendere il ruolo degli insegnanti nella decisione di proseguire gli studi. La letteratura sulle disuguaglianze educative ha spiegato la maggior parte delle differenze esistenti tra studenti italiani e studenti con background migratorio sulla base delle loro caratteristiche ascritte, dedicando poca attenzione al ruolo degli insegnanti. Utilizzando i dati dell’indagine Istat “Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia” del 2015, attraverso l’applicazione della tecnica della regressione logistica, il contributo mostra come il rapporto con gli insegnanti giochi un ruolo fondamentale per spiegare le scelte scolastiche degli studenti. Gli insegnanti, in particolare, laddove non vi siano presupposti apparenti, tendono a orientare gli studenti di origine straniera verso percorsi meno prestigiosi, mossi da un sentimento di “protezione”. Nel tentativo di ridurre l’abbandono scolastico, abbassano le aspirazioni scolastiche degli studenti, influenzando così le loro aspirazioni educative.

Il movimento Black Lives Matter ha ottenuto grande risalto a livello internazionale a partire dal 2020. Il paper indaga il grado di vicinanza a tale movimento mostrato dalla popolazione studentesca in un contesto come quello italiano che, pur differente per storia e pratiche rispetto a quello statunitense, ha visto una rilevante copertura mediatica delle rivendicazioni messe in atto. A partire dalle 12.658 risposte raccolte nell’ambito dell’indagine “Pratiche e culture della sostenibilità nella transizione ecologica”, viene innanzitutto indagato il ruolo giocato dal background familiare, dal setting educativo e dall’orientamento valoriale. In secondo luogo, ci si concentrerà sull’impatto dell’origine dei rispondenti: essendo BLM un movimento caratterizzato dalla difesa dei diritti delle minoranze, si metterà in luce come tale variabile vada ad impattare fortemente sul livello di engagement, aprendo interrogativi su un coinvolgimento più trasversale all’interno di tali mobilitazioni.

In Italia e in altri paesi mediterranei, l’inserimento occupazionale degli immigrati presenta una dicotomia evidente, caratterizzata da un trade-off tra buone opportunità occupazionali e una qualità del lavoro mediamente scarsa. Nonostante il rischio di disoccupazione relativamente basso per i lavoratori stranieri, l’accesso a lavori qualificati o non manuali rimane un ostacolo significativo. Questo fenomeno coesiste con un persistente rifiuto politico e culturale dell’immigrazione, nonostante la presenza degli stranieri nel mercato del lavoro italiano sia funzionale per il sistema economico post-industriale, specialmente in settori non facilmente trasferibili in paesi con costi del lavoro più bassi, come le costruzioni o i servizi alla persona. Questo articolo si propone di descrivere l’integrazione occupazionale dei migranti nel mercato del lavoro italiano, evidenziando le caratteristiche strutturali, le tendenze e gli elementi di eterogeneità del modello italiano di inclusione. Attraverso una revisione dei principali contributi teorici ed empirici sul tema, l’articolo mette in evidenza i nodi cruciali che influenzano il successo occupazionale dei lavoratori stranieri, tra cui la questione dello svantaggio femminile, la sovra-qualificazione dei migranti istruiti e la bassa mobilità occupazionale.

For several decades, European policymakers have been investing substantial efforts in boosting national and individual engagement for lifelong learning (LLL) to drive sustainable growth and to build a more inclusive society. The forecasted longevity of the European population and the potentially extended employment period warrant further research on adult education of the currently aging (migrant) labour population to draw conclusions on their potential for both, increased civic participation and social inclusion beyond their working life. Accordingly, this paper focused on competence building practices of female middle-aged migrant healthworkers, covering thus a range of categories that are highly vulnerable at the labour market and in society. Findings of this qualitative research with 23 Romanian domestic careworkers in Turin suggest that formal and informal adult training may have indeed a substantial impact on social inclusion in the host society.

L’invecchiamento della popolazione immigrata in Italia è un fenomeno crescente, con molti immigrati di prima generazione, giunti negli anni ’80 e ’90, che stanno raggiungendo l’età avanzata. Molti di loro hanno svolto lavori fisicamente impegnativi e spesso irregolari. Le difficoltà di accesso ai servizi sanitari e sociali per gli stranieri sono aggravate da barriere linguistiche e culturali, portando a un maggiore isolamento sociale e a un aumento delle malattie croniche e della disabilità. L’invecchiamento degli immigrati richiede un’attenzione crescente da parte delle politiche di welfare per garantire loro dignità e inclusione sociale.

L’articolo è frutto di una ricerca etnografica su invecchiamento, migrazione e salute, condotta a Torino all’interno di due ambulatori del terzo settore. Il contributo presenta i contesti della ricerca, inquadra il tema dell’invecchiamento della popolazione con background migratorio e riflette sul legame tra transizione demografica e transizione epidemiologica. Attenzione specifica è data alle malattie croniche tipiche dell’età anziana. A partire da casi di uomini e donne che hanno sperimentato casi di sospensione o interruzione delle cure per malattie croniche, si utilizza materiale etnografico per mostrare come le cause di queste interruzioni risiedano spesso in forme di marginalità cronicizzate che vengono definite traiettorie di esclusione. Il materiale getta luce sul fatto che prendersi cura delle malattie croniche della popolazione anziana straniera richiede di integrare sanità pubblica e servizi sociali e di tenere a mente condizionamenti e impedimenti alla cura che non hanno a che fare con il presente, ma sono radicati nella storia di migrazione.

L’invecchiamento della popolazione migrante in Italia è un fenomeno crescente che pone nuove e complesse sfide ai sistemi sociosanitari del Paese. La progressiva crescita di questo gruppo demografico richiede una riflessione profonda sulle politiche di welfare e sui servizi dedicati, affinché si riesca a rispondere in modo adeguato ai bisogni specifici di questi individui, spesso più vulnerabili a causa di differenti condizioni sociali, economiche e culturali. Il contributo riflette sullo stato dell’arte delle politiche europee per la salute dei migranti anziani, per poi concentrarsi su alcuni aspetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si propone di rafforzare i servizi per gli anziani, promuovendo un welfare di prossimità e incentivando l’autonomia nella terza età. L’obiettivo è comprendere l’importanza di politiche più inclusive, e di strategie partecipative, che riescano a rispondere alle peculiarità dei migranti over-65. Solo attraverso interventi mirati è, infatti, possibile garantire un accesso equo ai servizi sociosanitari e promuovere un invecchiamento sano e attivo, evitando l’emarginazione e favorendo la piena integrazione di questa fascia di popolazione.

Claudio Bolzman, Théogène-Octave Gakuba

Vivre dans la précarité : situations des personnes âgées latino-américaines et africaines sans-papiers en Suisse

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2025

Cet article analyse les trajectoires, conditions de vie et dilemmes des Africains et Latino-américains âgés résidant en Suisse sans statut de séjour reconnu au moment où ils s’approchent de l’âge officiel de la retraite. A partir d’une perspective de parcours de vie et des entretiens biographiques avec sept personnes âgées de 58 ans à 65 ans, il fournit des éléments de compréhension des réalités et des logiques d’action de ces personnes. Les auteurs montrent que l’absence de statut légal induit d’autres formes de précarité, limite les marges de manœuvre des personnes concernées et crée une grande incertitude concernant leur avenir. Mots clés : personnes âgées, migrants, Africains, Latino-Américains, sans-papiers, parcours de vie.

Roberta Ricucci, Anna Elia, Giovanni Cellini

Il futuro già qui. Immigrati anziani, una realtà su cui riflettere e progettare

MONDI MIGRANTI

Fascicolo: 1 / 2025

Diventare anziani in emigrazione rappresenta da sempre una sfida per i diretti protagonisti, per i familiari, anch’essi immigrati o rimasti in patria, ma anche per il loro intorno sociale e per il sistema di welfare di riferimento. Il testo esplora il tema, evidenziando come il ruolo e le caratteristiche dell’essere anziano sono un aspetto importante tra quelli definiti dalla cultura di una società, e possono rappresentare un elemento di incontro (o scontro) fra approcci valoriali diversi. Allo stesso tempo questi aspetti hanno una ricaduta assai concreta nelle pratiche di welfare, come pure nella formazione degli stessi operatori sociali e sanitari che interagiscono con migranti o cittadini anziani con background migratorio.

Federico Mazzei

Oltre Malaparte: Silvano Tosi dalla tecnica alla teoria del colpo di Stato

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 187 / 2025

Il saggio ricostruisce e inquadra biograficamente la riflessione politologica di Silvano Tosi sul tema del colpo di Stato, sviluppata nell’omonimo volume del 1951 ma risalente alla tesi di laurea discussa nel 1948 presso la Facoltà di scienze politiche «Cesare Alfieri» di Firenze e, prima ancora, nata dal confronto con la Téchnique du Coup d’État pubblicata nel 1931 da Curzio Malaparte. Da quest’opera il giovane Tosi, culturalmente formatosi nel tramonto del regime fascista, ricavò la nozione di «colpo di Stato» come categoria politica definita da specifiche modalità di conquista del potere. La rielaborazione teorica dedicatela da Tosi, tuttavia, superò l’approccio tecnicistico di Malaparte e rimise a fuoco il rapporto fra la dimensione istituzionale e l’illegalità eversiva. L’integrazione nel mondo accademico e giornalistico della nuova Italia postfascista spinse invece Tosi a convertire la propria teoria del colpo di Stato in quella della difesa dal colpo di Stato e ad abbracciare, in tal senso, la proposta di controllo della «partitocrazia» avanzata da Giuseppe Maranini in vista del contenimento delle forze antisistema democraticamente legittimate.

Messi in ombra da un lato dallo studio delle vicende imprenditoriali e dall’altro dalla storia del lavoro operaio, gli strati intermedi della fabbrica, come li ha definiti Duccio Bigazzi riferendosi fra gli altri a capi, tecnici, ingegneri e progettisti, hanno trovato meno spazio nell’ambito degli studi storici. Prendendo spunto proprio dalla visione integrata e onnicomprensiva degli studi sulla fabbrica e sull’impresa di Bigazzi, in questo articolo si intendono esplorare alcuni spunti relativi all’identità, all’immaginario e allo sguardo peculiare di questa categoria intrecciando riflessioni generali e un caso studio specifico, quello di Mario Croce, ricostruito attraverso gli egodocumenti presenti nel suo archivio privato. Tecnico della siderurgia, a partire dal 1947 tramite la Safau di Udine prima e la Danieli & C. poi ha dato un contributo determinante allo sviluppo della colata continua, importante innovazione nel panorama globale dell’acciaio, dirigendo l’installazione di quasi 110 impianti nel mondo.

Il tema dello straniero nell’ancien régime è stato recentemente oggetto di numerosi contributi, sia di ampio respiro sia focalizzati su casi studio specifici. Malgrado questo interesse suscitato dalla condizione dello straniero, il caso genovese è stato per lo più trascurato dalla storiografia. Tuttavia, in seguito alla carestia del 1590-91, a Genova assunse particolare importanza il gruppo dei fiamminghi che si stabilirono in città, inserendosi nelle reti commerciali e creditizie locali. Nonostante la loro crescente presenza, rafforzata dall’arrivo di agenti delle compagnie di Anversa e Amsterdam, la Repubblica tardò a riconoscere ufficialmente la minoranza fiamminga, anche a causa della tradizionale alleanza con la Spagna. Questo contributo, basato su fonti inedite di diversa natura, esplora l’ascesa dei fiamminghi a Genova, con particolare attenzione ad alcune figure di spicco, che contribuirono a proiettare Genova nei traffici atlantici, fungendo da connessione con network commerciali estesi in tutta Europa.

Sara Paderno

Gli “iudices” a Brescia (XII-XIII secolo)

SOCIETÀ E STORIA

Fascicolo: 187 / 2025

Anche per la Brescia di età comunale quello delle procedure giudiziarie è un tema abbastanza studiato, specie con riguardo ai provvedimenti di esclusione dalla cittadinanza o alla giustizia signorile nelle campagne. Al contrario, fatto salvo il celebre Albertano da Brescia, non è stato finora sviluppato un discorso organico attorno agli individui che esercitavano una professione giudiziaria in città e nel territorio. Muovendo da tali premesse il saggio intende accertare l’esistenza di un gruppo di “iudices” bresciani tra XII e XIII secolo. La ricerca sarà condotta in due direzioni, ciascuna attraverso una selezione di profili significativi. Anzitutto, saranno analizzate le azioni di coloro che amministravano la giustizia, per poi verificarne la fisionomia sociale. Ne emerge un quadro articolato che da un lato mostra come a Brescia il principale criterio per individuare un gruppo di “iudices” fosse l’esperienza legale acquisita nei tribunali e nel sistema politico del comune; dall’altro lato si rileva come per alcuni di costoro la stessa giustizia pubblica fosse un vettore di mobilità sociale e un canale di accesso all’aristocrazia.

Francesco Chiodelli

Fare ricerca in geografia del diritto: alcune coordinate metodologiche

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 1 / 2025

La geografia del diritto ha una certa tendenza a sottovalutare le questioni metodologiche, nonostante essa sia caratterizzata da alcune significative peculiarità in tal senso. È su questo sfondo che il presente saggio fornisce alcune coordinate metodologiche, relative ai soli metodi di ricerca, che possono essere utili a geografi e geografe che ambiscono a esplorare questo campo. Dopo aver identificato i diversi ambiti nei quali la geografia del diritto può essere suddivisa, si presenta una disamina dei diversi metodi di ricerca adeguati a inverstigarli, interpretati come esito di processi sia di adattamento di tecniche di ricerca proprie della geografia umana sia di appropriazione di metodi propri del diritto. La possibilità di variazioni e deviazioni rispetto al quadro tracciato – che non ne mettono tuttavia in discussione la validità complessiva – è illustrata tramite un breve affondo relativo alla ricerca geografico-legale che riguarda fenomeni illegali.

Marco Picone

La città delle rose. Dinamiche della turistificazione palermitana

RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA

Fascicolo: 1 / 2025

Prima del Covid-19, il dibattito sui flussi turistici oscillava tra le denunce legate alla touristification e il tentativo di governare l’overtourism con strumenti non sempre efficaci. Dopo la pandemia, la questione si è incentrata sulle ricadute concrete che il turismo comporta per la vita dei e delle residenti. Questo testo prende in considerazione i cambiamenti provocati dal turismo nel centro storico di Palermo, discutendo le politiche urbane neoliberiste che hanno orientato le più recenti scelte dell’amministrazione comunale. Attraverso interviste semi-strutturate a testimoni privilegiati, discourse analysis e critical visual analysis, il testo evidenzia anche le contraddizioni nei discorsi di chi contesta la touristification, di chi governa la città e di chi la rappresenta, con l’obiettivo di riflettere in chiave teorica sulle forme di touristification nel Sud Europa e sulle prospettive di sviluppo del caso palermitano.